Bestia da stile: "Carta"

Bestia da stile
00domenica 21 agosto 2005 00:05



***


Chi si basta ai primi tagli di luce
accoglie la consonanza dei moti
dirama il tatto, l’udito, l’olfatto…
ogni cosa a suo modo si confida
dona una presenza.

Così ogni mio gesto si dispensa
il fiato si fa vento, il canto senza vendetta.
Non dimentico, né ricordo, sono
il mio significato.

Niente diverge, ciò che si tramanda
prosegue, qui sono da sempre
definito e amplificato dai sensi.








***


Non una voce a suggerire ponti
verso la tua immagine aleatoria
solo un brusio di circostanza allenta
gli ultimi crucci prima della notte

sembrano allora le irresolutezze
le nostre esitanze figli incompresi
serbati nell’ombra ancora stampata
ai lembi di qualche manchevolezza.

Ora v’osservo affezioni del mondo
da questa mia voragine privata
senza più termine, demarcazione

sono un frammento di carne educata
sia il mio corpo una scorza tra le cose
il mio cervello una tabula rasa.























***


Da qui, ciò che si tollera accompagna
il travalicare della coscienza.

Uno stormo d’immagini allontana
confuso le mie circoscrizioni
ciò che potrei essere e non sono, quello
che potrebbe accadere e non accade
succede privo d’ogni consistenza
ammutolito, senza pesantezza.

Così nell’impazienza dei responsi
delle repliche, la vita diventa
un unico tumulto di respiri
battiti, erezioni; puro dissenso.

Allora nella stipa delle voci
dai moltiplicati ronzii di fondo
sia anche questo brusio una melodia
un altro vento nell’eredità dei giorni.








***


Mi sondo all’indietro, sospeso tra
due solchi sono il mittente
e il destinatario, il topo e la tagliola.
Ma in questa cooperativa di volti
dentro me stesso a volte guardando
temo, allora tento, spero di venirmi incontro
voltandomi di scatto.

Invoco il mio nome, tendo una mano
a qualche stremata riconciliazione.
Così a volte rinvengono tracce
rimescolati tratti. E di colpo non so più
dove termino, dove comincia il coro.

























***


Se dal fianco che ci accoglie di colpo
balena un perduto motivo d’esserci
non lasciarci in questa vita interrotti
troncato lo sguardo, serrati i sensi.

La nostra mancanza è un’irrequietezza
di forze che sbuca là dove un fremito
si slancia verso una diffusa voce.

Qui il dolore è adunarsi, nominarsi
dalla solita distanza, l’identico
peso d’ogni parola avventurosa.
Ma come sai resistono i contorni
la durezza dei corpi, delle dighe.

Così mentre rilascio questo seme
d’incompiutezza tendo verso te
finché ci sarai tu, ci sarò anch’io.








***


Ombra un gioco di fronde l’addolcita
ansietà d’amore d’averti stretta
lieta al largo del pensiero nella
calce immemore che mi sopravvive

soltanto sono un approdo ove soffia
una brezza acuta a volte attenuata
in un vivere tattile m’acquatto
e come le cose imparo a soffrire.
























***


Nel puntuale scorrere dei volti
anch’io mi cerco laddove
non giunge mai nessuno
se non il pensiero delle gatte

e forse m’illudo, passando
da un marciapiede all’altro
di trovare la mia spiaggia
e il riposo dell’esilio.

Ma ora m’allontano
sorseggiando i miei percorsi
lungo i calici delle distanze

e allineando cipressi
non mi duole l’ampiezza
solitaria dello sguardo.









***


Annegano le bolle nei pantani
il cuore s’addormenta al suono teso
dalle cose, la mente nelle mani.
Lento si respira ciò che è atteso

s’aspetta ai bordi, al confine cosciente
della parola, nella vista estesa
a ciò che fuori è pieno di presente.
Povero cuore, la notte s’è accesa

ti riconosco, il tuo canto scandisce
lo stemperare di freschi misteri
l’amarezza del giorno che sbiadisce

e il cielo a te sodale mi prepara
all’ascesa di quel senso di tristezza
che la mia sola speranza rischiara.


















***


Forse s'addensa una nube sul tuo
sguardo mezzo truccato di ciniglia
e lo dimentichi mentre ricordi
sbuffi di piacere, cieche chimere

forse la fronda che scosti dal viso
mai ripone quell'autoerotismo
che ti bagna gli occhi d'un salino
dolcissimo mitigare d'asprezze

un tuo gesto in mareggiata somiglia
al rilucere che non s'addomestica
della fresca adolescenza; Antonella

il tuo sorriso s'arrampica sulla
malinconia che ti rosa le guance,
erompe nella nostra incompiutezza.










***


Il sole pizzica appena le tende
l’aria battuta da voci sottili
sfila per le ringhiere altalenante
tra le svelte movenze delle gatte

dietro l’angolo poca giovinezza
giunge a schiarire l’ancorata ombra
dei perché, delle ore magre impresse
sui sampietrini, dei figli perduti.

Nel torpore chinato sul cortile
nessuno al ragazzetto accanto dice
che va bene anche così, che soltanto

un timido passo manca alla sera
ed è il giorno a marcare le frequenze
di questo nostro cuore analfabeta.



















***


Fa eco l’effluvio che mesto trascina
ponti, pareti e manciate di vento
mentre affiora la scorta dei pensieri.

Vedi, al tuo fiero cospetto
riverse sillabe e figure
ma altro non faccio
che specchiarmi di parole.

Sull’orlo della mente

ti parlo
mio nulla

ed è come lasciare la bocca
aperta all’interno
e non dire.

Nel cosmo scompaio
lambito dalla quiete che m’inebria
in quello che sono
e non comprendo.









***


Ogni volta mi sembra d’averlo
già veduto l’impaccio del cuore
al fianco d’un gesto qualunque
all’abitudine della risposta

è l’anima che punge, si contorce
non muta l’amarezza per chi siamo
neppure in me lo zelo di seguirla
nei suoi incerti rimasugli.

Cresce ovunque lo squassare
di quest’erba carnivora
il morso che allarma e ammonisce

la nostra alienante condotta
per farci imberbi, acerbi
dinanzi al maturare delle ore.

























***



I grilli balbettano al tardo sonno
gli spari lontani crescono, fine
e pulito punge il brusio la semplice
vicenda del respiro adolescente

l’inferriata non trattiene i nebbiosi
ritratti della mezzanotte, spero
nella tua ombra febbrile anche quando
passi snelli indugiano sulla soglia

e forse abbracciare l’esteso invito
del sogno che ogni gesto innamora
fa dello strazio una stoffa ingiallita

ma tu resti dove non sei, tremante
in una coltre mite di riguardi
che è la tua dolcezza, la tua paura.


[Modificato da Bestia da stile 02/12/2005 19.31]

Helsabot
00lunedì 22 agosto 2005 16:57
Ricostruendo con radi alberelli poetici la tua "carriera" si nota,scusami l'antipatica parola, un immoto divenire.Non riesco a spiegarmi meglio eppure penso tu comprenda.

Ti dico subito che quoto, a parte quelle recenti che ho commentato sul sito,le poesie IV.,V.,moltissimo le prime quartine della VI.,la X.,la XI.(con la quale noto un'impressionante affinità con una mia,nonostante non l'avessi mai letta),XIII.,la XIV.(stupenda nel suo nitore),Sorsi di..(la chiusa sopra tutto),Fa Eco...

a presto commenti più approfonditi e soprattutto sensati.

Solo ora voglio commentare la V.,stupenda nella sensazione del proprio immobile esistere,finestra sul corpo,estraneità del poeta.Mi ricorda vagamente un componimento di Sandro Penna,anche se con distinguibile uso del linguaggio,molto nell'anonimo esilio del cammino volontario,misurare agli occhi e alle labbra le distanze da un calice.Insomma una delle tue che mi lascia lievemente stordito,di cui non riesco a preferire una virgola..penso non ce ne sia modo.

dunque a presto.
dueanime
00mercoledì 24 agosto 2005 12:32


Rileggere il tuo tempo interiore così ricomposto è stata un’esperienza bellissima! Non so dirti quale dei sedici frammenti (posso chiamarli così?) mi piaccia di più, perché in ognuno di essi mi sembra celata una chiave.
Una menzione speciale per “A Sara”, così nuda com’è nudo l’amore, e per “Fa eco”, che leggo come una specie di tuo manifesto poetico.

“ma altro non faccio
che specchiarmi di parole”…

Ammirata

barbara





Sal 70
00mercoledì 24 agosto 2005 13:03
Ciò che per primo risalta agli occhi sono le date delle tue poesie e la sensazione che subito mi pervade è quella dell'ammirazione immaginando un giovane poeta di 16 anni scrivere versi come questi:

Non c'è nessuno, piove...
vivo per consumare l'attesa del mistero
l'ora più lunga è quella in movimento.


o anche una poesia come "Fa eco" che d'accordo con dueanime sembra il tuo manifesto.


Augurandoti il meglio,


...un abbraccio, Sal.
sceltadiluce
00venerdì 26 agosto 2005 19:13
"Fa eco" è proprio un capolavoro!
Mi copio tutte le tue che mi mancano.

Cara
lulalu
00giovedì 1 settembre 2005 00:34

sembra effettivo che non stiamo a dire nulla/ allora perché staremo ancora a scrivere qualcosa (da “Ciucciuto parlottare”).
proprio per questo credo, paradossalmente perché non c’è nulla dire.

“Fa eco” sembra in effetti un manifesto poetico, che ha il coraggio (o l’incoscienza) di confermarsi e smentirsi da solo:
Sull’orlo della mente ti parlo mio nulla ed è come lasciare la bocca aperta all’interno /e non dire.

conferma e smentita, conflitto ed equilibrio, raccogliersi e dilatarsi sono elementi, anzi, movimenti che percorrono e mettono in relazione tutte le tue poesie, caro Bestia da Stile
un estraniarsi e al tempo stesso un immergersi nelle cose, uninteriorizzare che a volte pare spinto agli estremi (in una sorta di solipsismo) a volte si dilata con una levità e una grazia incantevoli.
e allora è tutta una vibrazione dei sensi tesi verso una realtà che forse nega ogni trascendenza ma che, proprio in virtù di questo staccarsi/intrecciarsi alle cose, di questo raccogliersi in continue espansioni, riesce ad andare “oltre”, suo malgrado.

un’anima disincantata, la tua, che diventa acutissima nell’osservare le contraddizioni dei comportamenti umani, in particolare quelle degli adulti (la nostra alienante condotta /per farci imberbi, acerbi /dinanzi al maturare delle ore), stgmatizzandole e prendendone completamente le distanze ( io da grande voglio fare il morto).

un’estraneità a volte dichiarata (non m'appartiene niente, quello che chiamo "mio" non lo conosco), a volte sottintesa, che non è eccessivamente “sofferta” né tantomeno mutata in ostilità, ma che sembra a tratti sciogliersi, quasi agognare una simbiosi col mondo.
e quando ciò miracolosamente accade (come nella VIII dove persino l’abbaiare dei cani svela un segreto) è un porsi nudi di fronte a se stessi che rende capaci di sentire le cose con nuova onestà /vero e falso la stessa natura condividere o diventare in tal modo soltanto pensiero (IX) o una pagina nell’aria (X).

le tue poesie, Bestia, si costruiscono o meglio scorrono su trovate poetiche di rara bellezza,
tanto per citarne qualcuna, soffermandomi solo sulle prime:

-la semplice /vicenda del respiro adolescente
-anima mia non lo rammento /sei così vera e non so accompagnarti
-non mi duole l’ampiezza /solitaria dello sguardo


su splendidi incipit:

Ogni volta mi sembra d’averlo
già veduto l’impaccio del cuore
al fianco d’un gesto qualunque
all’abitudine della risposta


e mi fermo qui perché dovrei copiare e incollare quasi ogni singolo passaggio

solo un appunto: di tanto in tanto (non mi riferisco ovviamente alle poesie –splendide!- qui raccolte) sembra che ti lasci prendere dalla necessità di giocare con le parole (mi viene persino il sospetto che tu faccia un po’ il mariuolo, per prenderti -o prenderci?…;-)- in giro…); allora avverto qualche forzatura, come nell’ultima che hai inserito (la XIV), dove snoccioli virtuosismi a tutto spiano ma che non riesce ad arrivarmi come immagine davvero compiuta.

indipendentemente da queste saltuarie impressioni per me sei un vero poeta
con ammirazione
lula
(ah, Com'è tutta la vita qualcosa sopra la vita[SM=g27822] )

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