BOBO SI E' SVEGLIATO, MA "IL RIFORMISTA" PREFERIREBBE CHE TORNASSE A SOGNARE (COSI' NON "ROMPE")

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INES TABUSSO
00lunedì 31 luglio 2006 10:42

IL RIFORMISTA
EDITORIALE
lunedì 31 luglio 2006
indulto. qualche considerazione sulle contestazioni a fassino alla festa dell’unità di roma
La nostra sinistra ferita dal giustizialismo


Non mi era mai capitato, in tanti anni, di assistere, in una festa dell’Unità, a uno spettacolo come quello di cui sono stato testimone, giovedì scorso, a Roma. Di qua il segretario del partito, Piero Fassino, impegnato a difendere a spada tratta il compromesso raggiunto sull’indulto, di là buona parte della platea che non si accontentava affatto delle sue spiegazioni, e anzi continuava imperterrita a polemizzare e a contestarlo. Niente di drammatico, e nemmeno di clamoroso, per carità: sono cose che capitano, la democrazia, fortunatamente, è fatta (anche) così. Ma qualcosa su cui riflettere sicuramente sì: anche perché giurerei che, se invece di indulto si fosse parlato, di pensioni, o di salari, e Fassino avesse fatto suo il linguaggio dei sacrifici più duri, le proteste degli astanti sarebbero state assai meno esagitate. Così, mentre il segretario e un bel pezzo della sua base continuavano a dirsene di tutti i colori, mi è venuto da chiedermi chi fossero i contestatori, da quale storia venissero, che idea di sinistra si portassero nel cuore.
Risposte definitive non sono riuscito a darmene, ovviamente. Ma più ci pensavo su, più mi convincevo che ci sarebbe bisogno (anzi: che c’è bisogno) di una battaglia infinitamente più dura e più alta di quella condotta sin qui per cercare di ricostruire il tessuto connettivo politico e culturale del centrosinistra e della sinistra mettendo riparo alle devastazioni giustizialiste e forcaiole degli ultimi quindici anni. E nei giorni successivi molte delle reazioni e dei commenti indignati al varo definitivo dell’indulto me ne hanno dato conferma. Un vulnus forse irreparabile alla cultura della legalità, si dice. Ma fa un po’ senso, o no, una sinistra che, pur di non concedere sconti di pena ai colletti bianchi, bellamente se ne infischia delle sofferenze di migliaia di disgraziati, o a queste sofferenze ipocritamente risponde rivendicando che si costruiscano dall’oggi al domani quelle carceri appena civili che non si è stati in grado di apprestare in decenni? E lascia di stucco o no una sinistra che invece di coltivare (nel fondo del cuore, si capisce) il sogno di un mondo senza galere immagina che i problemi si risolvano non con la politica, ma con le manette? E fa un po’ paura, o no, per le sue stesse sorti, una sinistra che non capisce, o finge di non capire, che il compromesso è il pane, non la negazione della politica: e che si può benissimo rifiutarlo, se lo si ritiene troppo oneroso, ma sapendo bene che, rifiutandolo, si rinuncia anche all’obiettivo (in questo caso, l’indulto per alleviare la condizione esplosiva e disumana delle carceri) che ci si era posti?
Anticipo l’obiezione: non esagerare, in fin dei conti queste posizioni nel centrosinistra e nella sinistra sono state battute: i dipietristi sono andati a protestare assieme ai leghisti come nei bei (!?) giorni di Mani Pulite, Diliberto si è astenuto per via della concorrenza a Bertinotti, Colombo ha votato contro e lo ha fatto sapere sull’Unità, sempre sull’Unità Travaglio intigna e se la prende con Sofri (salute Adriano), tutto quello che vuoi, ma l’indulto è passato. Vero, verissimo, e io ne sono felice. Qualcuno si è indignato per il boato che nelle carceri ha accolto la notizia, io mi sono, figuratevi, un po’ commosso, anche se so benissimo che servono ben altre riforme, e che molti di quelli che stanno uscendo dalle galere con ogni probabilità sono dannati a tornarvi, magari dopo aver fatto altri danni.
Ma quelle compagne e quei compagni, anche se fatico a chiamarli così, dell’altra sera alla festa dell’Unità non riesco a dimenticarli. Anche perché so che sono tanti, tantissimi, a pensarla come loro. E temo che sia difficile, difficilissimo riuscire a convincerli. Per molti anni, e senza incontrare troppe resistenze, si è seminato vento. Non c’è da stupirsi se ora si rischia di raccogliere tempesta.



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