Mi sono sempre posto in modo dubbioso di fronte a questa branca del mercato, non ritenendo letteratura un racconto/romanzo narratomi da un lettore. M'appariva più come una sorta di piece teatrale, con i rumori di sottofondo e le musiche soffuse il cui compito è quello di far calare l'ascoltatore ancor più nella narrazione.
Ricordo bene d'aver letto una dichiarazione del Re, nella propria autobiografia On writing, che ammise di farne invece ampio uso e consumo, ritenendo il loro apporto paritetico a quello scritto.
Non è esatto, ma val la pena di approfondire: leggere migliora la capacità di lettura, arricchisce di vocaboli il nostro lessico; lasciare che a narrarci le vicende di un romanzo sia un terzo, tutt'al più ci affascina per l'enfasi che nella lettura pone il cantore di turno, solitamente piuttosto bravo.
In America so che sono un fenomeno diffusissimo, in Italia furono un flop clamoroso, tant'è che ne fu interrotta la produzione.
Mi sono però reso conto di recente che tale tipo di svago si concilia in modo meraviglioso con l'attività lavorativa che umilmente svolgo celandomi, per una o qualche ora, la mediocrità delle mansioni a cui devo sottostare per mere esigenze monetarie. Se l'americano medio, dunque, ritrova tutto il piacere dei classici e dei romanzi più commerciali in una fruizione che magari s'affianca all'ora di jogging mattutina o alle snervanti tempistiche riservate ai trasferimenti in metropolitana, il sottoscritto promuove (non essendo in contatto con pubblico) la possibilità di usufruirne in pieno orario lavorativo, lenendo la noia in cui per otto ore quotidiane, sono relegato.
M'immagino fremente di sdegno la lingua di Julia
, che aprioristicamente ipotizzo reticente all'iniziativa! Ebbene preciso: un ascolto letterario non va, imo, preso come bignami del relativo testo ma può essere indubbiamente supportato da esso.
Ieri mi sono ascoltato Orgoglio e pregiudizio, di Jane Austen.
Il romanzo l'avevo già letto una decina d'anni fa, su consiglio d'una amica amante degli "intrighi da salotto".
La voce narrante è di Mariangela Melato, splendida come potrete immaginare nella veste che le è stata affidata (tra l'altro le vadano i miei auguri per una guarigione che appare, temo, remota
). Il testo è fortemente abbreviato, per uso e consumo proprio di questo mezzo. Preferisco in sé i racconti: almeno sono completi e maggiormente godibili. La prosa della Austen, tuttavia, valica il confine scritto e si riverbera nella versione audio: psicologicamente fine ed accurata, minuziosa e coerente nell'interazione fra i vari personaggi.
In fondo, credo di aver trovato una corretta collocazione per gli audiolibri e quasi quasi (ma molto quasi
) non vedo l'ora di tornare al lavoro per ascoltarmi qualcos'altro!
Carlo Maria