Adua

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Sertorio64
00domenica 1 agosto 2010 07:04
Visto che un mio avo (Aurelio Grue) vi è deceduto per il misero prezzo di una medaglia d'oro mi è venuta la curiosità di approfondire. perchè si arrivò a quel disastro? Perchè Baratieri non fu consegnato al ludibrio della Storia come Persano ma qui vedo vie dedicate ad un siffatto soggetto?
Mex.8
00domenica 1 agosto 2010 09:44
La sconfitta di Adua venne determinata da vari fattori.
L'intervento italiano in etiopia fù dovuto al trattato di uccialli stipulato nel 1889 dove l'etiopia riconosceva la colonia italiana eritrea,siccome però il trattato era stato redatto nelle due lingue (in italiano e in aramaico),le due versioni differivano l'una dall'altra su molti punti,l'italia infatti nel proprio trattato vi riconosceva il proprio protettorato sull'etiopia,mentre nel trattato etiope veniva solamente ribadito le buone relazioni tra i due stati e alcuni termini commerciali.
Da questa controversia tra le due nazioni,scaturì la decisione presa dal presidente del consiglio Crispi di aumentare la presenza militare italiana in eritrea.
Le forze che sarebbero poi giunte in eritrea avrebbero dovuto poi invadere il territorio etiope per constringere l'imperatore menlik ad accettare il trattato di uccialli nella versione italiana;questa decisione venne presa anche dal fatto che crispi stava svolgendo da vari anni una politica prettamente imperialista basata sulle conquiste coloniali (eritrea e sultanato d'obbia) con scarsi però successi economici.
L'invasione da parte dell'esercito comandato da Baratieri del territorio etiope venne fatta in tutta fretta,l'esercito non disponeva di cartine geografiche,non aveva fucili moderni ma era composto da fucili antiquati,mancavano gli scarponi da montagna e mancavano i proiettili e naturalmente i soldati erano comandati da un comandante inetto.
Baratieri insiema a Crispi sottovalutò le forze etiopi che a differenza degli italiani potevano disporre di un esercito addestrato e molto numeroso e che aveva anche la disponibilità di fucili moderni.
Durante la preparazione alla battaglia d'audua l'esercito italiano che era composto da 36000 uomini era sparpagliato,e per via delle carte geografiche non aggiornate non aveva l'idea di dove si trovasse,e non conosceva l'esatta posizione del nemico,l'esercito etiopico invece sapeva dove si trova l'esercito italiano e con la schiacciante superiorità numerica e anche tecnologica inflisse all'esercito una cocente sconfitta.
L'italia sottoscrisse una pace con l'etiopia dove riuscì a salvare perlomeno la faccia infatti,mantenne la colonia eritrea e stabilì il riconoscimento da parte italiana dell'indipendenza etiope,la sconfitta di adua porto anche alle dimissioni del governo e di crispi vero fautore insieme a baratieri di questa sconfitta.
Sertorio64
00domenica 1 agosto 2010 13:39
Re:
Mex.8, 01/08/2010 9.44:

La sconfitta di Adua venne determinata da vari fattori.
L'intervento italiano in etiopia fù dovuto al trattato di uccialli stipulato nel 1889 dove l'etiopia riconosceva la colonia italiana eritrea,siccome però il trattato era stato redatto nelle due lingue (in italiano e in aramaico),le due versioni differivano l'una dall'altra su molti punti,l'italia infatti nel proprio trattato vi riconosceva il proprio protettorato sull'etiopia,mentre nel trattato etiope veniva solamente ribadito le buone relazioni tra i due stati e alcuni termini commerciali.
Da questa controversia tra le due nazioni,scaturì la decisione presa dal presidente del consiglio Crispi di aumentare la presenza militare italiana in eritrea.
Le forze che sarebbero poi giunte in eritrea avrebbero dovuto poi invadere il territorio etiope per constringere l'imperatore menlik ad accettare il trattato di uccialli nella versione italiana;questa decisione venne presa anche dal fatto che crispi stava svolgendo da vari anni una politica prettamente imperialista basata sulle conquiste coloniali (eritrea e sultanato d'obbia) con scarsi però successi economici.
L'invasione da parte dell'esercito comandato da Baratieri del territorio etiope venne fatta in tutta fretta,l'esercito non disponeva di cartine geografiche,non aveva fucili moderni ma era composto da fucili antiquati,mancavano gli scarponi da montagna e mancavano i proiettili e naturalmente i soldati erano comandati da un comandante inetto.
Baratieri insiema a Crispi sottovalutò le forze etiopi che a differenza degli italiani potevano disporre di un esercito addestrato e molto numeroso e che aveva anche la disponibilità di fucili moderni.
Durante la preparazione alla battaglia d'audua l'esercito italiano che era composto da 36000 uomini era sparpagliato,e per via delle carte geografiche non aggiornate non aveva l'idea di dove si trovasse,e non conosceva l'esatta posizione del nemico,l'esercito etiopico invece sapeva dove si trova l'esercito italiano e con la schiacciante superiorità numerica e anche tecnologica inflisse all'esercito una cocente sconfitta.
L'italia sottoscrisse una pace con l'etiopia dove riuscì a salvare perlomeno la faccia infatti,mantenne la colonia eritrea e stabilì il riconoscimento da parte italiana dell'indipendenza etiope,la sconfitta di adua porto anche alle dimissioni del governo e di crispi vero fautore insieme a baratieri di questa sconfitta.


eh già ma perchè Baratieri tanto drammaticamente inetto ha delle vie a lui dedicate? E cosa si aspettava di trovare Crispi in Etiopia?

Armilio1
00domenica 1 agosto 2010 14:21
Beh non è che gli etiopi fossero meglio armati e addestrati dei nostri, non esageriamo. Diciamo che i nostri non erano armati alla meglio per gli standard delle grandi potenze, ma sopratutto erano impreparati ad una guerra seria e sottovalutavano il nemico. Il predisporsi a cordone, sparpagliati, senza conoscenze del territorio fu effettivamente tragi-comica come scelta strategica.
Mex.8
00domenica 1 agosto 2010 15:11
Re:
Armilio1, 01/08/2010 14.21:

Beh non è che gli etiopi fossero meglio armati e addestrati dei nostri, non esageriamo. Diciamo che i nostri non erano armati alla meglio per gli standard delle grandi potenze, ma sopratutto erano impreparati ad una guerra seria e sottovalutavano il nemico. Il predisporsi a cordone, sparpagliati, senza conoscenze del territorio fu effettivamente tragi-comica come scelta strategica.




I nostri soldati erano male armati ed anche poco addestrati;visto che le truppe veterane erano state messe ko dalle malattie,l'esercito di rinforzo che partecipò alla spedizione era composto truppe poco addestrate ed inesperte,mentre dall'altra parte gli etiopi avevano fucili più moderni dei nostri ed erano molto più addestrati dei nostri;questo era essenzialmente dovuto alla serie di campagne militari effettuate da menelik per affermare la propria sovranità in etiopia.
Naturalmente se la spedizione militare italiana fosse stata preparata con cura e fosse stata affidata ad un comandante più esperto forse non sarebbe finita così.
Mex.8
00domenica 1 agosto 2010 15:34
Re: Re:
Sertorio64, 01/08/2010 13.39:


eh già ma perchè Baratieri tanto drammaticamente inetto ha delle vie a lui dedicate? E cosa si aspettava di trovare Crispi in Etiopia?





Come ho già scritto prima crispi voleva creare un impero coloniale italiano,sia per aumentare il suo prestigio personale e sia per alleviare l'emigrazione italiana verso l'estero.
Questa politica colonialista venne avviata dopo lo schiaffo di tunisi subito dall'italia quando la francia occupò la tunisia,colonia che era abitata da molti italiani concentrati soprattutto nella città di tunisi.
la scelta dell'etiopia fù dovuta al fatto che era l'ultimo territorio libero in africa e l'italia avendo già delle colonie nella zona, favoriva la volontà di inviare una spedizione coloniale rivolta all'assoggettazione dell'etiopia.
Baratieri venne scelto dal re umberto I come governatore delle colonia eritrea e da lì molte volte venne spinto dal governo ad invadere l'etiopia in un primo tempo riuscì ad annettere vaste porzioni del tigrè che poi fù costretto ad evacuare,dopo lo scontro ad amba alagi dove venne sconfitto e sterminato un battaglione italiano,fù ancora una volta costretto dal governo ad invadere l'etiopia con forze insufficenti e male equipaggiate e venne sconfitto come tutti sappiamo dall'esercito etiope ad adua.
Credo comunque che le vie a lui dedicate siano solo per ricordo della sconfitta italiana ad adua e non credo gli siano attribuite per onori personali.
MaTto da Legare
00domenica 1 agosto 2010 19:14
Re:
Armilio1, 01/08/2010 14.21:

Beh non è che gli etiopi fossero meglio armati e addestrati dei nostri, non esageriamo. Diciamo che i nostri non erano armati alla meglio per gli standard delle grandi potenze, ma sopratutto erano impreparati ad una guerra seria e sottovalutavano il nemico. Il predisporsi a cordone, sparpagliati, senza conoscenze del territorio fu effettivamente tragi-comica come scelta strategica.




l' ironia della sorte è che il governo italiano aveva regalato agli etiopi un vasto assortimento di fucilame moderno mentre i nostri avevano ancora fucili vecchi.

eeeh, l'italia. strano paese
Estel_91
00domenica 1 agosto 2010 20:11
Re: Re:
MaTto da Legare, 01/08/2010 19.14:




l' ironia della sorte è che il governo italiano aveva regalato agli etiopi un vasto assortimento di fucilame moderno mentre i nostri avevano ancora fucili vecchi.

eeeh, l'italia. strano paese




Già strano il paese.....................
Solo che l'ironia della sorte purtroppo conta poco mentre contano molto di più gli affari
Un esempio?
Prima della Grande guerra l'Austria aveva offerto all'italia trento e trieste in cambio della non belligeranza ma lo stato maggiore italiano opto per la guerra,il motivo?
Beh la pace non è un affare la guerra si e la "carne da cannoni"é gratis
Così centinaia di migliaia di italiani(di cui circa il 70% erano meridionali)veniva mandata a morire in trincea mentre le grandi industrie(che ve lo dico a fare dove si trovavano)si spartivano i profitti.
Vuoi l'ironia matto?
Possiamo anche farcela entrare se vuoi
Queste terre "liberate" col sangue di migliaia di Campani,Romani,Siciliani,Pugliesi,Lucani oggi sono quelli che in maggioranza gridano slogan come "Nerone uno di noi","Forza Etna","Ciao Colerosi","Il Vesuvio deve lavarvi"
Se questa non è ironia [SM=g8172]
P.s
A quell'incompetente del generale che guidò le operazioni in Etiopia hanno intitolato delle strade?
Consoliamoci almeno lui era solo incapace militarmente e non fece nulla oltre quello che facevano gli altri militari all'epoca
Ci sono nomi ben peggiori che infestano la toponomastica fidatevi [SM=g8172] [SM=g8172]
Poi restando in topic la guerra coloniale in Etiopia fu un errore colossale dato che l'Etiopia era uno stato molto forte e gli italiani non erano preparati ad una guerra così lontano da casa loro,inoltre sottovalutarono pesantemente gli etiopi paragonandoli a selvaggi e non come nazione che avrebbe fatto di tutto per salvaguardare la sua indipendenza
Tito Flavio
00domenica 1 agosto 2010 23:48
Re: Re: Re:
Estel_91, 01/08/2010 20.11:




Già strano il paese.....................
Solo che l'ironia della sorte purtroppo conta poco mentre contano molto di più gli affari
Un esempio?
Prima della Grande guerra l'Austria aveva offerto all'italia trento e trieste in cambio della non belligeranza ma lo stato maggiore italiano opto per la guerra,il motivo?
Beh la pace non è un affare la guerra si e la "carne da cannoni"é gratis
Così centinaia di migliaia di italiani(di cui circa il 70% erano meridionali)veniva mandata a morire in trincea mentre le grandi industrie(che ve lo dico a fare dove si trovavano)si spartivano i profitti.
Vuoi l'ironia matto?
Possiamo anche farcela entrare se vuoi
Queste terre "liberate" col sangue di migliaia di Campani,Romani,Siciliani,Pugliesi,Lucani oggi sono quelli che in maggioranza gridano slogan come "Nerone uno di noi","Forza Etna","Ciao Colerosi","Il Vesuvio deve lavarvi"
Se questa non è ironia [SM=g8172]
P.s
A quell'incompetente del generale che guidò le operazioni in Etiopia hanno intitolato delle strade?
Consoliamoci almeno lui era solo incapace militarmente e non fece nulla oltre quello che facevano gli altri militari all'epoca
Ci sono nomi ben peggiori che infestano la toponomastica fidatevi [SM=g8172] [SM=g8172]
Poi restando in topic la guerra coloniale in Etiopia fu un errore colossale dato che l'Etiopia era uno stato molto forte e gli italiani non erano preparati ad una guerra così lontano da casa loro,inoltre sottovalutarono pesantemente gli etiopi paragonandoli a selvaggi e non come nazione che avrebbe fatto di tutto per salvaguardare la sua indipendenza




oh estel se non fossi moderatore ti avrei già mandato a quel paese e che diamine!!mamma mia sempre a parlare di sta cavolo di storia meridionale!!!!!!!

ma per favore dai!..anche a bari si usa dire "il vesuvio deve lavarvi" ai napoletani!..e noi non siamo mica nella Val Brembana!

sei pesante, lascia perdere questa tua lotta INUTILE e concentriamoci tutti insieme a garantirci un futuro migliore, anzichè rimuginare sul passato

Estel_91
00domenica 1 agosto 2010 23:54
Re: Re: Re: Re:
Tito Flavio, 01/08/2010 23.48:




oh estel se non fossi moderatore ti avrei già mandato a quel paese e che diamine!!mamma mia sempre a parlare di sta cavolo di storia meridionale!!!!!!!

ma per favore dai!..anche a bari si usa dire "il vesuvio deve lavarvi" ai napoletani!..e noi non siamo mica nella Val Brembana!

sei pesante, lascia perdere questa tua lotta INUTILE e concentriamoci tutti insieme a garantirci un futuro migliore, anzichè rimuginare sul passato





Sarà ma la mia filosofia è che per comprendere il presente ed il futuro bisogna guardare al passato
Uno non può pretendere di eliminare la mafia senza conoscerne i motivi che l'hanno generata
Poi che tutti in italia insultano napoli è per colpa di una propaganda anti-napoletana che dura da troppo tempo
Ritornando ad Adua mi sto cominciando a domandare perchè le altre superpotenze coloniali non avevano mai invaso l'etiopia qualcuno sa chiarirmi la cosa?
Tito Flavio
00lunedì 2 agosto 2010 00:09
Re: Re: Re: Re: Re:
Estel_91, 01/08/2010 23.54:




Sarà ma la mia filosofia è che per comprendere il presente ed il futuro bisogna guardare al passato
Uno non può pretendere di eliminare la mafia senza conoscerne i motivi che l'hanno generata
Poi che tutti in italia insultano napoli è per colpa di una propaganda anti-napoletana che dura da troppo tempo
Ritornando ad Adua mi sto cominciando a domandare perchè le altre superpotenze coloniali non avevano mai invaso l'etiopia qualcuno sa chiarirmi la cosa?




concordo, per comprendere il presente e affrontare il futuro bisogna guardare al passato e poi?...rimboccarsi le maniche e dargli sotto con olio di gomito, non andare a zonzo diffondendo la novella sui savoia o quantaltro, che ci frega?..sai quanto gli può fregare ad una famiglia che sta morendo di fame?..sai quanto gliene può fregare ad un disoccupato?

questa gente vuole poche cose ma fondamentali, pace, tranquillità, lavoro e stabilità

queste cose non si ottengono facendo propaganda sul passato

cmq sull'Etiopia. credo che la questione stia nel fatto che l'Abissinia fosse l'unico stato vero e proprio (anzi Impero) d'Africa, non a caso entrò anche nella società delle nazioni

Mex.8
00lunedì 2 agosto 2010 07:57
Re: Re: Re: Re: Re:
Estel_91, 01/08/2010 23.54:



Ritornando ad Adua mi sto cominciando a domandare perchè le altre superpotenze coloniali non avevano mai invaso l'etiopia qualcuno sa chiarirmi la cosa?



l'etiopia non venne invasa dalle altre potenze coloniali perchè la francia installandosi nel solo gibuti capì che l'unico metodo per guadagnarci in quella regione era il commercio con l'etiopia e non la sua conquista,và ricordato anche che l'etiopia non era una un paese molto ricco,era prevalentemente agricolo ed aveva solo qualche miniera di platino;.
L'impero britannico altro impero coloniale che confinava con l'etiopia non la invase perchè il suo unico interesse era quello di garantirsi solamente il passaggio che gli permetteva di andare da città del capo a il cairo e lo ottenne dopo la prima guerra mondiale con l'annessione dell'ex colonia tedesca del tanganica.
Xostantinou
00lunedì 2 agosto 2010 09:12
La battaglia di Adua 1896
di Nicola Zotti


Ad Adua non perdemmo per caso.
All'errore fondamentale di sottovalutare l'avversario, si aggiunsero le decisioni sbagliate assunte nel corso degli eventi.
Però, più che fare una rassegna di errori, vorrei cercare di spiegare il corso della battaglia che, come vedremo, è già un compito sufficientemente arduo.

I luoghi della battaglia


Basterebbe questa mappa, nel quale l'unico toponimo semplice è anche il solo a tutti familiare, almeno per ricordi di scuola: Adua.
Basta questa mappa, appunto, per darci un senso di confusione mentale. Ma sarebbe solo un pizzico di quella che il 1° marzo 1896 si era impadronita, per restarci, delle menti dei generali italiani.

Ma di mappa ce ne era anche un'altra, molto diversa.
La "mappa" di Baratieri:


Questa che vedete era la mappa che il comandante in capo e governatore dell'Eritrea Baratieri aveva consegnato ai suoi sottoposti in preparazione della battaglia. In effetti non è "un'altra" mappa, ma è "la mappa" del terreno che guidò i movimenti delle nostre truppe.
E' sommaria e zeppa di errori, eppure una mappa un po' più precisa avremmo potuto disegnarla, perché l'area l'avevamo frequentata per mesi.
Il piano di Baratieri prevedeva che le 4 brigate di cui era composto il corpo di spedizione formassero un'ala destra (brigata Dabormida), un centro (brigata Arimondi), un'ala sinistra (brigata indigena Albertone) e una riserva (brigata Ellena), e formulava due ipotesi di schieramento, una principale ed una secondaria.
Partendo dai rispettivi accampamenti, le brigate con una marcia notturna dovevano ricongiungersi formando un fronte tra il monte Esciasciò a nord e il Semaiata a sud, schierandosi:

-Dabormida sul colle Rebbi Arienni
-Arimondi ed Ellena sullo stesso colle Rebbi Arienni
-Albertone sul colle Chidane Meret

I due colli non sono segnati sulla mappa con le classiche curve di livello, ma indicati con due scritte verticali: una in alto, parallela al monte Esciasciò, e una centrale, a lato del monte Raio.

Il piano di battaglia


Lo schieramento secondario prevedeva che Dabormida ed Albertone presidiassero i due colli affiancando le brigate, mentre Arimondi ed Ellena si sarebbero dovuti schierare in seconda linea.
Una disposizione semplice, che nelle intenzioni doveva attirare l'esercito di Menelik, o almeno la sua retroguardia, verso un'inevitabile sconfitta.
Secondo le valutazioni italiane, di fronte a loro non c'erano più di 30.000 abissini, demoralizzati e a corto di provviste: un compito agevole per i 14.000 fanti italiani e le loro armi moderne.
I fatti saranno ben diversi, a cominciare dalla differenza tra la mappa di Baratieri e la realtà del terreno e per finire con gli abissini che erano molto meglio armati di quanto pensassimo, e di quanto si pensi ancora ai giorni nostri: tra l'altro avevano 46 modernissimi cannoni a tiro rapido Hotchkiss, mitragliatrici Hotchkiss e Maxim, e 120.000 fucili altrettanto moderni, acquistati da mercanti di armi privati (tra i quali Arthur Rimbaud, il quale ci è noto come poeta, ma in quegli anni si dilettava anche di commerciare schiavi) o da governi, come quello russo, altri ancora donati per motivi diplomatici come i Vetterli-Vitali forniti proprio da noi italiani.

Il piano di battaglia: dalla teoria alla pratica


Nonostante nella brigata Albertone fossero presenti i nostri connazionali, meno agili degli ascari tra quelle montagne, la sua marcia fu comunque più spedita delle altre brigate e ben presto si trovò a precederle.
Questo di per sé non avrebbe avuto conseguenze gravi se i sentieri centrali e meridionali che conducevano agli obiettivi stabiliti, imprevedibilmente, non finissero col ricongiungersi.
L'imprecisione della carta o gli incerti di una marcia notturna, costrinsero quindi la colonna di Arimondi, e conseguentemente quella di Ellena che la seguiva, a fermarsi per lasciar sfilare quella di Albertone che iniziò a distanziarsi. Tra la brigata Albertone e il resto del corpo di spedizione si apriva un vuoto che non sarebbe più stato colmato.
La brigata indigena, infatti, si avviava ad un altro ancor più grave salto.
Come sappiamo, la brigata Albertone doveva schierarsi sul colle Chidane Meret: questo, in effetti, non si trova dove lo vorrebbe la carta di Baratieri, ma molti chilometri a sud-ovest.
Spinto forse dall'ansia di combattere o sollecitato dalle guide, Albertone, senza chiedere ulteriori istruzioni o informare Baratieri, decise di raggiungere la posizione che doveva nominalmente occupare e non di restare su quella che logicamente gli competeva: il monte Erarà.
La distanza tra le brigate divenne così abissale: la brigata indigena alle 6 aveva già raggiunto il "vero" Chidane Meret, schierandosi nel triangolo tra il Chidane Meret, il colle Adi Vecci e le pendici del Semaiata, mentre alla stessa ora le altre tre brigate facevanmo la fila al colle Rebbi Arienni.
Albertone scriverà nelle sue memorie che attendeva proprio in quel punto di collegarsi con Dabormida, secondo il piano di operazioni secondario.
Qualunque fossero i motivi di quella sua convinzione, era destinata ad essere delusa.

La situazione tra le 6 e le 9


Gli abissini erano informati degli spostamenti italiani e non si fecero prendere di sorpresa, anzi.
Quasi immediatamemte investirono Albertone, travolgendo la sua avanguardia e costringendo al ripiegamento anche la seconda linea sulla terza, iniziando nel contempo ad infiltrarsi nell'interno per sentieri nascosti alla vista e al tiro dei nostri.
Poco prima delle 7, Albertone, preoccupato dalla piega presa dagli avvenimenti, stilò un messaggio per Baratieri chiedendogli di intervenire.
Alla stessa ora, però, il governatore aveva già potuto valutare la situazione e prendere le contromisure. Quali non è chiaro. In breve tempo, comunque, non sarebbe più stato in grado nemmeno di aiutare se stesso.
Da quello che racconta nelle sue memorie, intendeva schierare le brigate Dabormida e Arimondi una a fianco all'altra tra monte Raio e monte Bellah, con la brigata Ellena di riserva. contando di coprire il fianco sinistro di Arimondi con i superstiti della brigata indigena.
Dabormida ha portato con sè nella tomba l'ordine di Baratieri, anche perché non lo rivelò nemmeno ai suoi collaboratori. Tre le versioni: attestarsi (come sostiene Baratieri) sul monte Bellah formando una L con le truppe di Arimondi; prendere sul fianco gli abissini attaccandoli dal Diriam; oppure alleggerire la pressione su Albertone muovendo contro il campo abissino nella valle Mariam Sciauitù.
In realtà la brigata Dabormida compì una quarta operazione. Si infilò nella valle Mariam Sciauitù, cercando anche di "tendere la mano ad Albertone", distaccando un battaglione sul monte Diriam.
Ma, arrivato verso le 9, Dabormida trascorse un'ora e mezza fermo ad aspettare, che cosa non si sa. Comunque furono gli abissini ad andargli incontro e per le 10 e 30 la sua brigata era già praticamente tagliata fuori sia da Albertone che da Ellena. Gli abissini, infatti, erano persino giunti su quello stesso monte Bellah che Dabormida avrebbe dovuto occupare, almeno nelle intenzioni di Baratieri.
Gli ordini dati ad Arimondi, invece, sono noti, ma non per questo si può dire che sia più facile comprenderne la logica: Baratieri verso le 7 chiese ad Arimondi di prendere il posto di Dabormida sul colle Rebbi Arienni, cosa impossibile fino a che la brigata di Dabormida non l'avesse lasciato libero.
Solo alle 8 Baratieri ordinò effettivamente ad Arimondi di occupare il monte Raio, il settore previsto dal suo progetto. Arimondi, però, se la prese comoda e non fu in posizione che dopo le 9, quando gli abissini, filitrati tra i monti, erano in massa di fronte al monte.

La situazione tra le 10 e le 12


Le brigate centrali entrarono in combattimento già prima delle 10, quando ormai la brigata Albertone stava sparando le ultime cartucce.
I nostri soldati attendevano l'arrivo degli abissini, largamente preannunciati dalla colonna di fuggitivi: potevano intravedere scure immense colonne di nemici valicare le colline, scomparire per poi riapparire più vicine e così addosso agli ascari in fuga da non poter essere oggetto di cannoneggiamento.
La brigata Arimondi, schierata frettolosamente dal suo comandante, si trovava appesa al monte Raio: un appiglio insicuro visto che era rimasta scoperta a destra e a sinistra nessuno l'avrebbe protetta mai.
La massa degli abissini investì la brigata da ogni parte, travolgendo l'esigua linea nel giro di un paio d'ore: verso mezzogiorno Arimondi era morto e quello che avanzava della sua brigata cercava in disordine una via di fuga.
La brigata Ellena si trovò impegnata quasi contemporaneamente a quella di Arimondi, perché gli abissini avevano compiuto ampie manovre di aggiramento, passando a nord e a sud della zona montagnosa e persino sfilando sotto il monte Raio e occupando la piana di Gundapta.
Era la brigata più robusta delle quattro ma aveva distaccato unità e rinforzi: non avrebbe potuto fermare l'avanzata nemica, ma non ne ebbe nemmeno il tempo.

La situazione tra le 13 e le 15


L'iniziale confusione e mancanza di coesione tra i reparti si erano ampliate in una inarrestabile reazione a catena.
Nel primo pomeriggio ogni resistenza coerente era cessata: numerosissimi piccoli nuclei di truppe combattevano ancora senza speranza completamente circondati o arroccati sulle cime dei monti, mentre il resto del corpo di spedizione era in ritirata inseguito dai cavalieri Galla.
La ritirata non poteva essere ordinata e non lo fu: tanto più che Baratieri non aveva dato disposizioni per le linee di ripiegamento. Ognuno scappò dove poteva, facilitando il compito degli inseguitori. Quando in maggio le nostre truppe arrivarono sui luoghi della battaglia per seppellire i cadaveri, ben 1.500 dei 3.025 corpi ritrovati, giacevano fuori dell'area della battaglia, uccisi durante la ritirata.
Morirono circa 5.900 tra italiani e ascari. Maggiore il numero dei morti abissini (valutato tra i 7.000 e i 12.000), ma loro erano attorno ai 120.000 e noi in tutto 17.500.
=massimoXmeridio=
00lunedì 2 agosto 2010 14:31
Re: Re:
MaTto da Legare, 01/08/2010 19.14:




l' ironia della sorte è che il governo italiano aveva regalato agli etiopi un vasto assortimento di fucilame moderno mentre i nostri avevano ancora fucili vecchi.

eeeh, l'italia. strano paese




quel che è peggio e che gli abbiamo dato pure le munizioni [SM=g8203] ....

Tito Flavio
00lunedì 2 agosto 2010 16:36
Re: Re: Re:
=massimoXmeridio=, 02/08/2010 14.31:




quel che è peggio e che gli abbiamo dato pure le munizioni [SM=g8203] ....





si però non è che ci dobbiamo mettere a dire strano paese l'Italia e altre scemenze, sono errori che fanno tutti

mi ricorda tanto una certa storiella tra un Bush e un certo Bin laden e i suoi talebani [SM=g8299]

Celta berserker
00lunedì 2 agosto 2010 17:44
Tito Flavio, 02/08/2010 16.36:




si però non è che ci dobbiamo mettere a dire strano paese l'Italia e altre scemenze, sono errori che fanno tutti

mi ricorda tanto una certa storiella tra un Bush e un certo Bin laden e i suoi talebani [SM=g8299]




No Tito, sono errori che fanno gli idioti, non tutti. Se voglio affrontare un avversario non lo imbottisco di armi e munizioni e poi gli vado contro.

TGD5511
00lunedì 2 agosto 2010 19:01
Adua è stata sicuramente una pagina nera della nostra storia militare, ma dare solo la colpa all'imbelle Baratieri equivarrebbe a sottovalutare il genio politico di Menelik.
Il negus manovrò abilmente la diplomazia non solo italiana ma internazionale: vide in noi i più deboli fra tutte le potenze coloniali che volevano impadronirsi di lei, preferendoci alla concorrenza Russa, e così si mostrò più aperto nei nostri confronti.
Dopodiché, una volta tolti dai piedi altri avidi colonialisti, ha fatto il difficile facendosi donare fucili ed armi in abbondanza per ricostituire un esercito di armamento napoleonico. In questo modo, contando anche sull'ormai navigato sistema di mobilitazione etiope attraverso cui si potevano schierare in campo moltissimi uomini, poté facilmente ricacciare indietro una robusta forza colonizzatrice.

D'altro canto Baratieri era un idiota, e ciò è largamente dimostrato dal fatto che quando gli subentrò Baldissera riuscì a riequilibrare almeno parzialmente le sorti del conflitto, che di fatto non ci costarono l'Eritrea e la Somalia.
Germanico82
00lunedì 2 agosto 2010 19:46
Re:
Celta berserker, 02/08/2010 17.44:



No Tito, sono errori che fanno gli idioti, non tutti. Se voglio affrontare un avversario non lo imbottisco di armi e munizioni e poi gli vado contro.





vedi che è stato menelik a comportarsi da verme traditore...prima facendosi vedere come alleato e amico d'italia e poi dopo aver ricevuto le armi fare il voltagabbana....
Mex.8
00lunedì 2 agosto 2010 20:08
Re: Re:
Germanico82, 02/08/2010 19.46:




vedi che è stato menelik a comportarsi da verme traditore...prima facendosi vedere come alleato e amico d'italia e poi dopo aver ricevuto le armi fare il voltagabbana....




è stata l'italia ad attaccare non l'etiopia,se si fosse tradotto meglio il trattato di uccialli si sarebbe visto cosa c'era realmente scritto e non sarebbe successo niente;alla fine forse si avrebbe creato stabili rapporti commerciali ma niente invasioni,infatti fù la cosa che fecero i francesi dalla loro colonia del gibuti crearono rapporti commerciali moltoo solidi e ci guadagnarono(la costruzione della ferrovia che andava da addis abeba al gibuto è un esempio),alla fine l'italia lo capì e lo fece solo dagli anni venti fino aglii anni trenta prima che riscoppiasse la seconda guerra italo etiopica.
Se la si voleva conquistare non bisognava fornire ad una nazione potenziale nemica armamenti,e non andava assolutamente sottovalutata.
TGD5511
00lunedì 2 agosto 2010 20:27
Re: Re:
Germanico82, 02/08/2010 19.46:




vedi che è stato menelik a comportarsi da verme traditore...prima facendosi vedere come alleato e amico d'italia e poi dopo aver ricevuto le armi fare il voltagabbana....



In politica estera il tradimento non esiste e l'unica amicizia che può esistere è quella tra popoli, non tra leader. A quanto pare gli italiani e gli etiopi non avevano nulla a che spartire e chiaramente Menelik doveva tutelare gli interessi della sua nazione. Se la diplomazia si facesse con l'orgoglio e l'onore si precipiterebbe in una spirale continua di guerre. Ringraziando il Signore non è così...

Armilio1
00lunedì 2 agosto 2010 20:46
Re:
Celta berserker, 02/08/2010 17.44:



No Tito, sono errori che fanno gli idioti, non tutti. Se voglio affrontare un avversario non lo imbottisco di armi e munizioni e poi gli vado contro.





Ma in realtà erano fucili che gli arrivarono per gli accordi commerciali che diceva Mex per il cui fraintendimento scoppio la guerra. Quindi gli arrivarono 6-7 anni prima dello scoppio della guerra.
Celta berserker
00lunedì 2 agosto 2010 21:17
Armilio1, 02/08/2010 20.46:




Ma in realtà erano fucili che gli arrivarono per gli accordi commerciali che diceva Mex per il cui fraintendimento scoppio la guerra. Quindi gli arrivarono 6-7 anni prima dello scoppio della guerra.



Questo non cambia le cose, anzi voleva dire che già da 6-7 anni sapevano dell'arsenale nemico.
Fra l'altro il post di Mex alla fine mi da ragione

Mex.8, 02/08/2010 20.08:

Se la si voleva conquistare non bisognava fornire ad una nazione potenziale nemica armamenti,e non andava assolutamente sottovalutata.



Adua è una delle tante boiate nella storia militare italiana. >.>


Tito Flavio
00lunedì 2 agosto 2010 23:46
Re:
Celta berserker, 02/08/2010 17.44:



No Tito, sono errori che fanno gli idioti, non tutti. Se voglio affrontare un avversario non lo imbottisco di armi e munizioni e poi gli vado contro.





aah certo, ovvio che sono errori che fanno gli idioti, ma gli idioti non si trovano solo tra la popolazione italiana

questo è quello che intendevo
Celta berserker
00martedì 3 agosto 2010 00:24
Ah be' questo è poco ma sicuro... :P
=massimoXmeridio=
00martedì 3 agosto 2010 14:49
Re: Re: Re: Re:
Tito Flavio, 02/08/2010 16.36:




si però non è che ci dobbiamo mettere a dire strano paese l'Italia e altre scemenze, sono errori che fanno tutti

mi ricorda tanto una certa storiella tra un Bush e un certo Bin laden e i suoi talebani [SM=g8299]





beh io parlavo di 100 anni fà: sul libro che avevo letto della battaglia, si affermava che tutti vendevano armi agli africani ma che solo gli italiani avevano Ben rifornito gli etipoi ANCHE di munizioni.
cosa che gli altri non facevano.

bush è un altra storia....

Tito Flavio
00martedì 3 agosto 2010 14:56
Re: Re: Re: Re: Re:
=massimoXmeridio=, 03/08/2010 14.49:




beh io parlavo di 100 anni fà: sul libro che avevo letto della battaglia, si affermava che tutti vendevano armi agli africani ma che solo gli italiani avevano Ben rifornito gli etipoi ANCHE di munizioni.
cosa che gli altri non facevano.

bush è un altra storia....




non hai capito il senso del post che ho scritto più su, l'Italia ha fatto una grossa cavolata e su questo non ci piove, ma io volevo ricordare a chi già stava iniziando a piangersi sul solito discorso che l'Italia è l'unico paese fesso al mondo che non è così

[SM=g8119]
Antioco il Grande
00martedì 3 agosto 2010 17:31
Adua è una vergogna. Si andò alla battaglia, anzi all'invasione, impreparati, senza avere ben chiara l'idea di cosa ci aspettasse, con armi superate. Si fece lo scontro, fu perso, a quel punto il possente spirito imperialista italico cedette e si firmò la resa subito. Questo è quello che mi fa impazzire di più, volete un impero? Dove essere pronti a mandare mezzi e truppe per ottenere il risultato, dove mettere nel conto vittorie e sconfitte, anche sanguinose, non ritirarvi alla prima difficoltà. Quando il fascismo volle occupare l'Etiopia si impiegò ogni tipo di mezzo ed arma, anche quelle illecite, per vincere e l'impero fu creato. Per carità fu solo per puntiglio e per prestigio, ma fu creato. A Crispi, alla fine, mancò la volontà, oltre alla preparzione, quindi alla prima difficoltà tutti a casa. Spesso si ricordano gli antichi Romani, bene contro Pirro persero due sanguinosi scontri prima della vittoria, contro Annibale ne persero quattro, tra cui Canne, ma non si arresero mica. L'Italia di Crispi celebrava l'antica Roma, nelle poesie di Carducci ad esempio, ma non ne seguì l'esempio.
Celta berserker
00martedì 3 agosto 2010 19:35
Antioco il Grande, 03/08/2010 17.31:

Adua è una vergogna. Si andò alla battaglia, anzi all'invasione, impreparati, senza avere ben chiara l'idea di cosa ci aspettasse, con armi superate. Si fece lo scontro, fu perso, a quel punto il possente spirito imperialista italico cedette e si firmò la resa subito. Questo è quello che mi fa impazzire di più, volete un impero? Dove essere pronti a mandare mezzi e truppe per ottenere il risultato, dove mettere nel conto vittorie e sconfitte, anche sanguinose, non ritirarvi alla prima difficoltà. Quando il fascismo volle occupare l'Etiopia si impiegò ogni tipo di mezzo ed arma, anche quelle illecite, per vincere e l'impero fu creato. Per carità fu solo per puntiglio e per prestigio, ma fu creato. A Crispi, alla fine, mancò la volontà, oltre alla preparzione, quindi alla prima difficoltà tutti a casa. Spesso si ricordano gli antichi Romani, bene contro Pirro persero due sanguinosi scontri prima della vittoria, contro Annibale ne persero quattro, tra cui Canne, ma non si arresero mica. L'Italia di Crispi celebrava l'antica Roma, nelle poesie di Carducci ad esempio, ma non ne seguì l'esempio.



Quotazzo disumano.


arysfalian
00mercoledì 4 agosto 2010 20:49
Re:
Antioco il Grande, 03/08/2010 17.31:

Adua è una vergogna. Si andò alla battaglia, anzi all'invasione, impreparati, senza avere ben chiara l'idea di cosa ci aspettasse, con armi superate. Si fece lo scontro, fu perso, a quel punto il possente spirito imperialista italico cedette e si firmò la resa subito. Questo è quello che mi fa impazzire di più, volete un impero? Dove essere pronti a mandare mezzi e truppe per ottenere il risultato, dove mettere nel conto vittorie e sconfitte, anche sanguinose, non ritirarvi alla prima difficoltà. Quando il fascismo volle occupare l'Etiopia si impiegò ogni tipo di mezzo ed arma, anche quelle illecite, per vincere e l'impero fu creato. Per carità fu solo per puntiglio e per prestigio, ma fu creato. A Crispi, alla fine, mancò la volontà, oltre alla preparzione, quindi alla prima difficoltà tutti a casa. Spesso si ricordano gli antichi Romani, bene contro Pirro persero due sanguinosi scontri prima della vittoria, contro Annibale ne persero quattro, tra cui Canne, ma non si arresero mica. L'Italia di Crispi celebrava l'antica Roma, nelle poesie di Carducci ad esempio, ma non ne seguì l'esempio.




se i romani potessero vedere quello che coloro che si definiscono loro eredi (ovvero noi italiani) hanno combinato in tutta la loro storia militare,uscirebbero dalle tombe a prenderci a calci nelle palline,di punta peraltro che fa più male...
da quando abbiamo rinunciato a fare politiche attive dal secondo dopoguerra,siamo riusciti a evitare le figuracce,ma non sappiamo se adesso in un eventuale scontro potremmo rifarle.
Attualmente abbiamo poche èlite qua e la,e quasi tutto il resto in una media incolore.
a volte mi chiedo se eravamo noi i più sfigati o c'era proprio una competizione a corte al comandante che faceva le peggio porcate senza rimetterci niente.
=massimoXmeridio=
00mercoledì 4 agosto 2010 21:18
Re: Re:
arysfalian, 04/08/2010 20.49:




se i romani potessero vedere quello che coloro che si definiscono loro eredi (ovvero noi italiani) hanno combinato in tutta la loro storia militare,uscirebbero dalle tombe a prenderci a calci nelle palline,di punta peraltro che fa più male...
da quando abbiamo rinunciato a fare politiche attive dal secondo dopoguerra,siamo riusciti a evitare le figuracce,ma non sappiamo se adesso in un eventuale scontro potremmo rifarle.
Attualmente abbiamo poche èlite qua e la,e quasi tutto il resto in una media incolore.
a volte mi chiedo se eravamo noi i più sfigati o c'era proprio una competizione a corte al comandante che faceva le peggio porcate senza rimetterci niente.



abbiamo le mafie che dettano legge in mezzo mondo [SM=g8119]
mi pare un buon risultato [SM=g1401081]

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