ANTONIO PADELLARO SCRIVE

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INES TABUSSO
00lunedì 8 ottobre 2007 10:58


L'UNITA'
6 ottobre 2007
I coriandoli di AnnoZero
di Antonio Padellaro


Romano Prodi si è trasformato in critico televisivo giudicando poco seria e non equilibrata la puntata di AnnoZero sul pm di Catanzaro De Magistris «trasferito» dal ministro Mastella. Comprensibile l’esigenza di rassicurare il leader dell’Udeur senza i cui voti addio governo. Da apprezzare comunque lo sforzo di una recensione fatta dal premier sui resoconti dei giornali. Insomma, quella trasmissione Prodi non l’ha vista e non gli piace (così come del resto dichiarano Veltroni e varie istituzioni). E invece pensiamo che farebbero bene a vederla. Nel suo genere, infatti, la trasmissione di Santoro è un documento spettacolare (e a tratti horror) su quell’Italia (o Italie) frantumata in mille coriandoli e l’un contro l’altra armata, oggetto di una recente lettera del presidente del Consiglio al professor De Rita. Sarebbe utile se Prodi gli desse un’occhiata perché pensiamo che quanto andato in onda giovedì sera abbia profondamente intristito quella metà del Paese che non molto tempo fa aveva appassionatamente votato per lui e per la sua coalizione. E pensiamo anche al godimento dell’altra metà nel vedere come se le suonavano magistrati e politici dell’Unione tra piazze ribollenti d’indignazione e questa volta non contro Previti o Dell’Utri. Il tutto sotto la conduzione di Michele Santoro, un dì epurato dall’editto di Sofia e icona della sinistra. Spietato nel mostrare e nel congegnare ma lo scontro tra la Forleo, De Magistris e Mastella non se l’è certo inventato lui.

Per il suo ritorno in tv avevo firmato anch’io, confessa adesso un amareggiato Mastella che tuttavia di ben altro dovrebbe dolersi.

Di aver confuso, per esempio, le cause con gli effetti. Per cominciare il Guardasigilli sostiene di essere stato l’altra sera vittima di un linciaggio mediatico. Ma poi ci dice che neppure lui ha visionato il criminale AnnoZero avendo nel frattempo pasteggiato con moglie e amici al ristorante «Lo Sgobbone» di cui ha magnificato la cucina. Quanto all’origine dei fatti un ministro della Giustizia ha il diritto-dovere di chiedere al Csm il trasferimento di un magistrato sulla base delle relazioni di ispettori ministeriali appositamente spediti. Ma se il magistrato è proprio “quel” magistrato che sta indagando su una vicenda non piccola di superloggie massoniche, truffe sui fondi comunitari e sfruttamento del lavoro interinale coinvolgente boss politici calabresi e pezzi grossi della locale procura, che poi dal provvedimento punitivo nasca un qualche problema il ministro se lo dovrebbe aspettare. E quando il nome dello stesso ministro, insieme a quello del premier in carica finisce di striscio in alcune intercettazioni, Mastella non può gridare al complotto se poi qualcuno sospetta che si voglia togliere da un’inchiesta scottante un magistrato scomodissimo per chi esercita il potere. O no?

Fossimo nei panni del ministro invece di raccogliere solidarietà strumentali e che lasciano il tempo che trovano, e invece di pretendere odiose censure preventive e successive minacciando di far saltare in aria la Rai, fossimo in lui andremmo alla fonte del problema. Mastella trovi il modo che preferisce, ma dovrebbe per favore cancellare al più presto dalla testa di tanti cittadini anche il più piccolo dubbio che un ministro possa agire per ritorsione nell’esercizio delle sue funzioni. Sono cose che non si vedono più neppure al cinema.

Sul dottor De Magistris si pronuncerà il Csm che certamente saprà valutare tutti i rilievi mossi dagli ispettori. Facendo per esempio chiarezza sull’esistenza, peraltro già smentita, delle migliaia di tabulati telefonici con le utenze di ministri, leader politici, giudici, funzionari dei servizi che il magistrato avrebbe acquisito attraverso Gioacchino Genchi. Un vicequestore in aspettativa, a cui a detta del ministro, sarebbero state pagati per consulenze sulle trascrizioni un milione di euro nel solo 2005, e che altrettanto dovrebbe ricevere per il lavoro svolto nel 2006. Somme cospicue su cui è meglio diradare ogni ombra. Detto questo non è possibile che nella inevitabile polemica politica del giorno dopo si discetti con voluttà sul presunto protagonismo dei giudici che vogliono sostituirsi alla politica fregandosene altamente di ciò che questi stessi giudici hanno denunciato visti e ascoltati da milioni di persone. De Magistris e la Forleo hanno parlato di attacchi, intimidazioni, pressioni esercitate da coloro che non vogliono che le pentole siano scoperchiate. Forse a Milano meno, ma in Calabria a servire lo Stato spesso si rischia la pelle. Possibile che tutta la solidarietà che c’era a disposizione sia andata a Mastella?

P.S. Sempre ad AnnoZero nella sua consueta lettera Marco Travaglio ha immaginato un Licio Gelli soddisfatto per aver visto finalmente attuato il capitolo giustizia del suo Piano di rinascita nazionale. Regalo che si aspettava dal governo Berlusconi e che invece ha ricevuto dal governo Prodi. Marco lavora spesso sui tasti dell’ironia e del paradosso. Ho paura, però, che questa volta dicesse sul serio. Se è così non sono d’accordo. Per quanti errori possano commettere certi partiti e certi ministri, Prodi non è Berlusconi, Padoa-Schioppa non è Tremonti e che Mastella non sia Castelli lo dicono le stesse associazioni dei magistrati.

Un governo è fatto di persone, di comportamenti, di leggi ma anche di ciò che non vediamo. Di fili invisibili, manovre occulte, interessi innominabili la democrazia di questo paese ha rischiato più volte di perire. Ma sono convinto che tutto il bene e tutto il male del governo Prodi lo abbiamo sotto gli occhi. Ci arrabbiamo di più ma è meglio così. Non è vero che tutto è fango e che in politica non si salva nessuno, e so che anche Travaglio ne sia convinto. Ma se mettiamo il cappuccio piduista a questi come a quelli non facciamo altro che frantumare la nostra fiducia e le nostre speranze (e non solo le nostre) in tanti coriandoli avvelenati. apadellaro@unita.it



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