"SBLOCCATE" LE TELEFONATE DI BERLUSCONI?

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INES TABUSSO
00venerdì 26 ottobre 2007 19:44

IL SOLE 24 ORE
26 otttobre 2007
SPIATO CON CUFFARO
«Sbloccate» le telefonate di Berlusconi


La sentenza della Corte costituzionale sulle intercettazioni potrebbe far tornare di attualità il caso delle conversazioni telefoniche tra Silvio Berlusconi e Salvatore Cuffaro, intercettate dai carabinieri il 12 novembre 2003 e il 10 gennaio 2004 in cui l'allora presidente del Consiglio, parlando con il presidente della Regione siciliana, all'epoca indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, lo rassicura sull'inchiesta che lo riguarda. Le conversazioni vennero ritenute irrilevanti dalla Procura ai fini dell'indagine su Cuffaro: ne venne perciò ordinata la distruzuione, poi revocata. Per il loro contenuto quelle bobine (la propalazione di notizie coperte da vincolo di segretezza) potrebbero configurare notizie di reato imputabili a Berlusconi.




vedi:

Palermo, gup decide a novembre uso telefonate Berlusconi-Cuffaro
venerdì, 12 ottobre 2007 3.01

PALERMO (Reuters) - Il giudice per l'udienza preliminare di Palermo Fabio Licata ha rinviato al 23 novembre l'udienza in cui dovrà decidere se autorizzare o meno l'impiego di alcune intercettazioni del presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro con l'ex premier Silvio Berlusconi.

Lo riferisce una fonte giudiziaria, al termine dell'udienza che si è svolta oggi a porte chiuse.

Il gup ha deciso di rinviare a novembre la sua decisione, accogliendo la richiesta della difesa che ha sostenuto che la procura avrebbe depositato solo ieri la trascrizione delle bobine delle telefonate intercettate tra il 2003 e il 2004, tra le quali figurano anche quelle tra Cuffaro e l'allora presidente del Consiglio Berlusconi.

In una telefonata che riguarda Berlusconi, questi avrebbe rassicurato Cuffaro sull'esito favorevole di un'inchiesta che lo riguardava.

L'utilizzo di queste intercettazioni è da tempo oggetto di una controversa procedura giudiziaria.

L'attuale capo della procura della Repubblica di Palermo, Francesco Messineo, subentrato a Piero Grasso e presente oggi in aula, ha di recente chiesto l'utilizzo delle intercettazioni sostenendo che le bobine possano configurare autonome notizie di reato imputabili a pubblici ufficiali o allo stesso Berlusconi.

Una decisione in contrasto con quella del suo predecessore Grasso, che aveva ordinato la distruzione delle intercettazioni, ritenendole ininfluenti e irrilevanti, dopo che a Cuffaro, imputato nell'inchiesta denominata "Talpe alla Dda", erano stati contestati i reati di favoreggiamento e rivelazione di segreto d'ufficio e non quelli inizialmente ipotizzati di concorso esterno o favoreggiamento aggravato.



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