E' uscito da poco, volume unico.
Premetto che verso questo fumetto ho sempre nutrito un grande e giustificato pregiudizio: ai tempi delle prime uscite, attorno al 2002, gli autori o forse gli editori (Gruppo Saldatori e Magic Press) -non so di chi fosse esattamente l'idea- tentarono una delle primissime campagne virali, che all'epoca non si chiamavano così, e decisero di
spammarsi un po' ovunque e in particolare su quello che all'epoca, anche se era già cominciata la disgregazione atomica in mille rivoli e rivoletti e socialcommunities internettiane, era tuttavia ancora il principale polo aggregatore di tutte le discussioni sui fumetti, ovvero il newsgroup
it.arti.fumetti (IAF per gli amici).
Nel farlo, soprattutto all'inizio, violarono varie regole di
netiquette e sollevarono un discreto polverone, non so poi quanto efficace per le vendite: per gli archeologi fra voi, Google Gruppi ha un motore di ricerca orribile e un'interfaccia pessima (meglio Narkive, anche se parte dal 2003), ma chi avesse voglia di scavare potrebbe ancora trovare ampie tracce di questa strana diatriba preistorica.
Da assiduo utente di IAF qual ero, ovviamente la cosa mi piacque assai poco e anche per questo non diedi mai neppure un'occhiata distratta ai volumi della Dottrina. Ma ormai sono passati i lustri, nel frattempo Alessandro Bilotta è divenuto con Mercurio Loi uno dei miei autori da leggere in ogni caso, e dunque alfine ho ceduto.
Di tutto quel che vi ho detto sopra, comunque sia, nel volume non c'è la minima traccia: nulla, se non un criptico accenno nell'introduzione pseudofuturista di Bilotta. E fin qui passi: il volume è già spesso così e il materiale della campagna pubblicitaria era molto e variegato - se non è andato perduto, finirà probabilmente in qualche successiva edizione
absolut cartonata gigante, come è ormai usanza. Invece quel che davvero
non va bene (in grassettto) è che non vi sia neppure il più microscopico accenno alle date e alle modalità di pubblicazione originale.
In sostanza il nuovo editore, Feltrinelli, ricade a piedi uniti in uno dei più inveterati vizi dell'editoria a fumetti nostrana, ovvero il fare finta che tutto sia nuovo e scintillante perché scritto cinque minuti fa, e
chissene di fornire ai lettori le necessarie coordinate temporali per collocare e apprezzare correttamente un'opera. Tutte cose di cui ci lamentavamo... su IAF, vent'anni fa
. E anche qui sul forum, ma nel tempo gli editori sono un filo migliorati e ce n'è stato meno bisogno... fino a oggi.
Il volume brossurato ha un altro paio di grosse pecche: la carta usata è di ottima qualità ma molto spessa, quasi cartoncino, e con quella rilegatura robusta si fa fatica a sfogliare le pagine; il design e l'impaginazione sono eleganti, buona la resa dei colori, ma le tavole di Carmine Di Giandomenico non sempre sono leggibilissime e avrebbero decisamente beneficiato di un più arioso formato alla francese.
Sì, ma la storia? chiederete voi. Diciamo che mi ha soddisfatto solo in parte. Si fa leggere, ma non è il massimo: ci sono già in nuce alcuni dei temi che Bilotta affonterà in opere successive, e questo da solo è un motivo di interesse per me, ma si sente che il
mestiere non c'è ancora in pieno.
L'aspirazione sarebbe probabilmente quella di fare un V for Vendetta ancora più 'alto' ed orwelliano. Mica male come obiettivo, ma quel che ne esce è invece una cosa a tratti decisamente troppo pretenziosa: gli accenni alla
smorfia (che è anche il nome dell'antagonista mascherato), al futurismo, al
non sequitur e alla numerologia risultano alla fine troppo criptici e la trama è un
Brazil di Terry Gilliam più ellittico e convoluto, al punto che gli autori stessi sentono il bisogno del momento esplicativo metafumettistico e si autorappresentano in alcune tavole - senza però spiegare granché. In definitiva, senza la levità di un Mercurio Loi la cripticità finisce con l'essere solo pesantezza.
Quel che mi è assai piaciuto è invece l'intensità emozionale dei rapporti (dis)umani, i tic e le nevrosi assai ben rappresentate, la ricerca spasmodica delle scarse vie di fuga dalla società totalizzante, in un quadro complessivamente fosco e senza speranza: la tenerezza come eroico contrappunto alle crudeltà.
Di Giandomenico ai disegni fa un lavoro mediamente buono anche se le sue inquadrature sghembe e le sue anatomie dinoccolate (à la Peter Chung) non sono di mio massimo gradimento: vuoi come si diceva per le dimensioni sacrificate, vuoi perché ancora non al suo picco, in alcune sequenze sembra fare una certa fatica a differenziare volti e fisionomie - potrebbe anche essere un effetto voluto (spersonalizzazione, alienazione) ma non ci metterei la mano sul fuoco... unito al fatto che alcuni personaggi hanno più di un nome, finisce per aumentare la confusione del tutto.
In definitiva, ho superato il mio
bias per i peccati di gioventù di quest'opera, ma il giudizio complessivamente non è positivo, anche se molto hanno pesato i non trascurabili difetti editoriali di questo volume. Resta però di sicuro un'operazione storicamente interessante, sia per tutte le considerazioni al contorno (la campagna pubblicitaria) sia come testimonianza di uno dei rari tentativi di "puntiamo in alto" del fumetto italiano negli ultimi vent'anni.
Sashimi