"Omero al femminile" - Un omaggio a Kiku e a Luigi38

danzandosottolaluna
00giovedì 19 agosto 2004 07:42



A Kiku e Luigi 38

I vostri Ulisse e Penelope sono presentati in un'accezione che abbraccia la dimensione reale di esistenze a noi note , esistenze che si dibattono tra verità e menzogna, bisogni e costrizioni, che piegano in veritiere crisi interiori...!
Attraverso le vostre creazioni in versi, ho avuto modo di avvertire quanto la vostra sensibilità non accetti in toto UNA sola leggenda, quella che fa dei due personaggi due miti portatori assolutamente dei valori positivi a noi traditi da un aspetto particolare della cultura classica .
Dai vostri versi emergono persone e non personaggi...
Ulisse con una personalità che, in fondo, è quella di un disadattato sociale, che provenga, o no, dalla schiera dei reduci militari di qualunque sporca guerra, oppure è quella dell'uomo civile moderno che si dibatte nella vita sociale "normale", non si riconosce in essa o, forse, in essa si cala, assorbendone tutte le contraddizioni, contro-voglia, sul campo del lavoro e di fronte al rispetto delle "regole" di una convivenza "civile".
Penelope... la donna che, a dispetto di una cultura misogina, non risponde più alla costrizione di una castità a cui non si è votata e si arrende al sacro-santo richiamo della carne.

In virtù di questo vostro interesse per due soggetti che , anche a mio parere, rappresentano la storia della natura dell'uomo, vi dedico questa breve sintesi di un'opera che mi ha fatto piacere, più per curiosità d'evasione culturale che per ampliamento di orizzonti letterari.



Samuel Butler (1835-1902) , ammirato da GB. Shaw, che influì su Glasworthy, Walpole, Wells, Orwell e che con le sue traduzioni dei "poemi omerici" contribuì alla gestazione dell'Ulisse di Joyce,è ormai unanimemente annoverato fra i massimi esponenti della grande tradizione "moralistica" inglese, paradossale e dissacrante, da porre accanto a Sterne e a Swift.







L'autrice dell'Odissea

è l'opera che rivela in lui sia il giudizio sulla validità della sua tesi che a comporre l'Odissea sia stata una donna, greca di Sicilia, di Trapani, per l'esattezza, sia un'appassionata conoscenza del mondo classico, riflessa e rivissuta nello struggente legame affettivo con la Sicilia e con i suoi abitanti, per molti versi simile a quella che più tardi esprimerà D.H. Lawrence, altro celebre "dissacratore" inglese, amante della "Trinacria ellenica" e traduttore di Verga.


Dall' Introduzione al libro
"Possa tu ricordarti di me" di Dario Sabbatucci


Nell’Odissea "le cose più meravigliose e fantasiose sono raccontate con tanta evidenza e splendore, da assumere aspetti, toni, colori della realtà vera, di cose che il poeta abbia veduto con i suoi occhi".
Bene, anche Butler la pensava così. E col presupposto che il poeta abbia calato il "romanzo" nella realtà in cui viveva,
si è chiesto quale fosse questa realtà, e l’ha cercata nel testo e non nelle opinioni dei filologi.

I miei allievi sanno che, quando assegno ad essi una tesi di laurea, li invito a leggere le fonti e a trascurare la letteratura. Prima di tutto le fonti: leggerle, decifrare il loro messaggio, trarne le conclusioni; poi, ma soltanto poi, ha senso confrontarsi con la letteratura, senza l’ossequio per i monumenti accademici, bensì con la coscienza di combattere ad armi pari. È quanto ha fatto Butler.

Egli ha letto e riletto l’Odissea, l’ha interpretata e tradotta a modo suo, ne ha decifrato il messaggio, si è posto problemi di ricerca, man mano che l’operazione progrediva, ed ha trovato le risposte contestuali (tutto dentro il testo e niente al di fuori del testo). Poi si è battuto baldanzosamente contro il mondo accademico, con l’orgoglio e la forza delle proprie convinzioni. Ed è stato sconfitto. Oggi nessuno lo annovera più tra le schiere degli omeristi. O lo si ricorda come uno stravagante, indegno di citazione, al quale si nega un posto nelle bibliografie specialistiche.

Ben vengano certe stravaganze, anche quelle di cento anni fa. Ben venga la stravaganza di uno scrittore, un romanziere provvisto di una solida cultura classica, che, affascinato dall’Odissea, ha invaso il campo degli studi filologici, portandovi una boccata d’aria pura. L’Odissea rivisitata da Butler sfugge all’appiattimento a cui l’hanno condannata la sua definizione come poema epico e il conseguente accoppiamento all’Iliade. D’accordo: sono stati gli antichi a distinguere un genere letterario "epico", ma loro intendevano dire semplicemente che si trattava di poemi scritti in esametri3 e quindi facevano d’ogni erba un fascio chiamando epica anche la poesia che noi chiamiamo lirica, purché scritta in esametri dattilici. Insomma dobbiamo fare a meno di leggere l’Odissea come se fosse il seguito dell’Iliade, o dobbiamo limitarci a considerarla un seguito soltanto perché quella presuppone questa, ponendo Troia come termine di paragone (prima e dopo la sua distruzione), ed anche constatando che l’autore dell’Odissea conosceva l’Iliade. Dunque non un seguito, ma composta in seguito.


Quando Ulisse approdò a Marettimo
di Giordano Bruno Guerri


Che Marettimo sia una isola di insolita bellezza va da sé, e non ci insisterò più di tanto. Selvatica e rocciosa, nel corso dei millenni è riuscita a raccogliere solo un paesino incantato e - al momento - pochi turisti. Chi la chiama "la Capri delle Egadi" le fa torto perché, anche volendo, Marettimo non riuscirebbe a diventare quell'agglomerato di lusso e densità abitativa della più nota cugina napoletana. Marettimo è una di quelle isole che, magicamente, non consistono nella loro terra, ma nel loro mare, un mare straordinario che in pochi chilometri di costa esibisce una quantità incredibile di grotte magiche a pelo d'acqua, di fondali pesciosi da fare invidia alle Maldive, di spiaggette da spot pubblicitario. Come se non bastasse, i marettimani se ne fregano abbastanza di tutto ciò, come nel 1870 se ne fregarono della gran moda di allora (Roma all'Italia) e elevarono l'unico monumento dell'isola non all'Unità ma a un santo, per una pesca miracolosa. Erano difatti grandi pescatori e quando furono costretti all'emigrazione fondarono una colonia diventata famosa in California, a Monterey, entrando persino nelle pagine di John Steinbeck. Oggi trovano quasi tutti più comodo occuparsi dei pochi turisti, i pochi visitatori in tre millenni di storia che non vengono qui a comandare bensì per ubbidire.
Queste rocce hanno 200 milioni di anni, ma si staccarono dalla Sicilia appena 600mila anni fa. Ci sono piante che si trovano qui e non altrove. In questi mari i Romani affrontarono per la prima volta i Cartaginesi sull'acqua, nel 410 a.C., e li vinsero con la semplice e geniale invenzione dei rostri, se no adesso - forse - saremmo tutti nordafricani preoccupati degli extracomunitari inglesi e svedesi. Allo storico piace soprattutto pensare a quest'isola - punta estrema della Sicilia, quindi dell'Italia e dell'Europa - come l'affacciarsi al balcone di una conquista conclusa da parte di tanti popoli: i Romani, certo, poi i Vandali, i Goti e gli Ostrogoti, via via fino alla modernità cugina degli Aragonesi.
Popoli duri che, come si usava prima degli aliscafi e degli elicotteri, vedevano nelle isole appunto luoghi di isolamento, perfetti come avamposti e prigionie crudeli. Una delle più crudeli ch'io sappia fu quella che i Borboni, molli e feroci, inflissero a Guglielmo Pepe. C'è, sulla punta estrema dell'isola, un castello fatato e inespugnabile, dotato di una cisterna d'acqua, dotato di una cisterna dell'acqua in caso di assedio. Svuotata la cisterna, l'antro divenne la più tremenda delle prigioni, dove Pepe venne rinchiuso per anni, al buio, finché venne estratto verde e con la pelle attaccata alle ossa.

Ma la storia più fascinosa che riguarda Marettimo è quella di un inglese moderno e di qualche antico greco. Samuel Butler era tutt'altro che uno stupido. Era nato a Langar-cum-Barnstone, (Nottingham) e, destinato dal padre alla carriera ecclesiastica, studiò a Cambrige. Annoiato dalla vita che gli avevano scelto, fuggì in Nuova Zelanda, dove divenne allevatore. La sua opera più famosa rimane Erewhon (1872), racconto ambiantato in un immaginario paese che ricorda, e ridicolizza, l'Inghilterra bigotta e devota al dio denaro del suo tempo. Fu un maestro amato da scrittori inglesi suoi contemporanei e successivi, da Wilde fino a Joyce. Anch'io, che l'ho scoperto grazie a Marettimo, lo amo. Si può non amare l'autore di frasi come queste? "C'è una sorta di rispetto e di deferenza nel mentire. Ogni volta che mentiamo a qualcuno, gli facciamo il complimento di riconoscere la sua superiorità". "La gallina è soltanto lo strumento usato da un uovo per fare un altro uovo". "A parte l'uomo, tutti gli animali sanno che lo scopo principale della vita è godersela".
Butler, che morì esattamente cent'anni fa, scoprì Marettimo, e il resoconto del suo primo viaggio venne pubblicato dal periodico Il Lambruschini di Trapani:
vi si dimostra che anticamente era un'isola fortificata, cinta da mura, ma nessuno finora ha effettuato una seria campagna di scavi che potrebbe dimostrare l'esistenza di antiche civiltà.

Il bello, però, deve ancor venire. Butler, studioso profondo della storia, della lingua e della mitologia greca, dette per certo che - problema ancora dibattuto - Iliade e Odissea non sono dello stesso autore. Di più: come altri studiosi individuò Trapani e il Mediterraneo occidentale come luogo di svolgimento dell'Odissea.
Non è il solo, verità. Alla stessa conclusione sono arrivati anche altri studiosi, come Robert Graves, che insiste in particolare sulla funzione antifenicia dell'opera pseudo-omerica, Butler spinge la sua analisi fino a specificare che proprio Marettimo era Itaca, che i Ciclopi si trovavano a Erice, e che il vero autore dell'Odissea fu una donna, una principessa trapanese, Nausica, probabilmente figlia del re Alcinoo di Scheria: gli indizi storico - geografici - antropologici che Butler individua sono numerosissimi, troppi per indicarli qui, ma abbastanza per venire voglia di leggere una recente ristampa del suo saggio L'autrice dell'Odissea (Edizioni dell'Altana, 262 pagine, 20 euro).

E' un argomento di cui pochi studiosi (per lo più anglosassoni) si occupano. Butler, sperando di accendere qualche passione fra i trapanesi, donò il manoscritto della sua opera alla biblioteca di Trapani, ma la cultura della città ha avuto a lungo a che fare con Proci moderni. Chissà che, in questo centenario dimenticato, non possa cambiare qualcosa. Se no, pazienza, Marettimo rimarrà lì, per chissà quanti anni, a fare l'isola che c'è solo per chi c'è.



ULISSE E IL PERIPLO DELLA SICILIA
di Andrea Camilleri
http://www.altana.net/LaRepubblicaCamilleri.htm

Il Sole-24 Ore
Interpretazioni - E se l'autore dell'Odissea fosse una donna?
Le astuzie femminili di Ulisse
di Dario Del Corno
http://www.altana.net/Sole24Ore.htm


Panorama
IPOTESI L'ODISSEA SCRITTA DA UNA DONNA
E se Omero fosse Omera?
di Giorgio Ieranò
http://www.altana.net/Panorama.htm




Libri scelti d'estate da...
Giuseppe Pontiggia, scrittore.

"E poi mi è piaciuto il paradossale e geniale che l'autrice dell'Odissea, in cui Samuel Butler sostiene la tesi che il capolavoro attribuito a Omero sia stato scritto in realtà da una donna. Un'idea affascinante, dimostrata in modo convincente".
[Intervista di Mauro Querci da "Grazia" del 24/7/98, pagina 119]


Pietro Sugameli, L'origine trapanese dell'Odissea (a cura di Salvatore Denaro, Presentazione di Nat ScammaccaIntroduzione di Salvatore Denaro), 1999, pp. 104


Samuel Butler, studioso inglese, alla fine dell'800, indicava il Mediterraneo occidentale e più precisamente Trapani, come luogo geografico del poema di Omero, azzardando anche l'ipotesi che l'Odissea fosse opera di una principessa trapanese.
Su questa teoria lavorò Sugameli "dimostrando" che la stessa potrebbe non essere campata in aria. I luoghi del poema dunque si sovrappongono a quelli siciliani acquistando uno straordinario fascino, una curiosità nuova, una più forte suggestione. è come se, attraverso la lettura di queste pagine, prendessero nuova vita Ulisse, Polifemo, Circe, Nausica, Itaca, che poi altro non sarebbe che la città di Trapani la quale, anticamente chiamata Scherie, si imponeva al mondo per i commerci e la navigazione.
Importante il lavoro di trascrizione delle parti manoscritte, aggiunte dal Sugameli all'edizione del 1892, curato dal prof. Salvatore Denaro.




(la lettura de " L'Autrice dell'Odissea", al di là della veridicità o meno del dettato, è interessante e piacevolissima...)

ciao, ragazzi :-)

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 22:28.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com