[MEDIA] Il grido di battaglia del nord Italia fa fiasco al botteghino

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Arvedui
00giovedì 29 ottobre 2009 23:48
Il grido di battaglia del nord Italia fa fiasco al botteghino

Duro colpo al movimento separatista. Gli spettatori snobbano il film epico pieno di celebrità voluto da Bossi .

Silvio Berlusconi l’ha sostenuto in quanto celebrazione dell’orgoglio del nord Italia. Il leader del partito politico italiano più nettamente contrario all’immigrazione vi faceva una comparsata. E la televisione nazionale, la Rai, l’aveva in parte finanziato. Ma nonostante la grande pubblicità, i 10 milioni di euro spesi e il cast stellare, il primo tentativo di produrre un film “patriottico” per tutti gli italiani che vivono al nord di Firenze si è rivelato un disastro al botteghino, nonché catalizzatore di un indecoroso baccano politico.

Il Barbarossa vanta tra gli interpreti Rutger Hauer nel ruolo dell’imperatore Romano, Federico I, che venne sconfitto dalle squadre del nord Italia nel XII secolo. Cecile Cassel, sorella dell’attore Vincent, recita nel ruolo della moglie, Beatrice.
In quanto racconto epico della temerarietà e dell’eroico coraggio dei ribelli milanesi, la trama del film era stata considerata dalla Lega Nord – che sogna di creare una nazione a parte chiamata Padania – una propaganda politica di partito da 139 minuti.

Il leader della Lega, Umberto Bossi, ha anche recitato in un cammeo e influenti sostenitori del progetto Padania hanno generosamente partecipato al finanziamento del più grandioso film epico italiano mai prodotto negli ultimi quarant’anni.
Poi tutto ha iniziato ad andare male. Il film racconta la sconfitta subita da Federico I durante la battaglia epica di Legnano da parte delle esercito guidato da Alberto da Giussano, un rinomato fabbro milanese. Da Giussano è uno degli eroi di Bossi, come lui stesso ha puntualizzato, lasciando nessun dubbio che lo trova un paragone attuale. “In Alberto da Giussano” ha affermato “riconosco e rivivo lo spirito di una nazione mossa a rischiare la propria vita per ottenere diritti e libertà.”

Combinando l’opposizione all’immigrazione e il disprezzo nei confronti della legge di Roma – esercitata da funzionari paragonati da Bossi ai seguaci di Barbarossa – Bossi ha recentemente minacciato di allineare uno schieramento di uomini del nord lungo le rive del Po per tenere alla larga gli stranieri.
E’ stata una dichiarazione tipica dello stile dell’aggressivo populismo che gli è valso l’8,3% dei voti degli italiani nelle elezioni dell’anno scorso e un posto nel governo Berlusconi.
Ma Bossi non ha una grande preparazione nelle politiche del mondo del cinema.

Una mortificata Cassel ha già espresso il suo disagio nei confronti di un non così celato piano del film. “Ero all’oscuro delle ombre politiche dietro il film Barbarossa”, ha dichiarato, aggiungendo che avrebbe voluto riconsiderare di accettare la parte avuta nel film.
Il regista del film, Renzo Martinelli, si è subito difeso affermando che la Cassel “come tutti i francesi, è (arrogante e superba) immensamente piena di sè/ha un’enorme autostima”.

Si è notata l’assenza della Cassel alla premiere di Barbarossa questo mese, durante la quale Bossi ha annunciato al pubblico radunatosi: “Questa è l’alba di un risveglio”. Uscendo dalla proiezione, Berlusconi ha definito “bellissimi” le grida di battaglia e il roboare degli zoccoli dei cavalli.
Ma nel suo week end di apertura gli spettatori italiani si sono mostrati in disaccordo, disertando Barbarossa per accorrere nelle sale di Inglorious Basterds, di Quentin Tarantino, che ha guadagnato 1.8 milioni di euro contro i soli 441.000 dell’epopea italiana.
Alla fine della scorsa settimana, il magazine l’Espresso si chiedeva se il film potesse rivelarsi il più grande flop nella storia del cinema italiano.
Anche in Lombardia, ad Erba, roccaforte della Lega Nord, solo un piccolo numero di tesserati si sono presentati alla prima del film. Un quotidiano locale si è chiesto senza mezzi termini: “Se non vanno i Lombardi a vedere il film, chi ci andrà?”

L’affluenza al sud Italia è stata, a dir poco, deludente.
“Osservando le basse vendite di metà settimana, mentre ci si avvicina al secondo weekend di programmazione, direi che non c’è stato passaparola, e Il Barbarossa farà un milione in tutto di incassi”, ha dichiarato Roberto Chicchiero, capo della Cinetel, analista dei box-office. “Non basta neppure a coprire i finanziamenti ricevuti dal governo”.
Secondo lo storico Franco Cardini, il film ha anche mal interpretato la storia. Cardini sostiene che gli eroici ribelli milanesi, nel film assediati da Barbarossa, erano la popolazione più aggressiva che imponeva le proprie regole ai popoli della regione. E l’esercito tedesco, ha dichiarato, durante l’assedio fu raggiunto da un gran numero di volontari provenienti dalle popolazioni locali.

Il supporto finanziario del progetto da parte della Rai, la rete televisiva nazionale, è stato anche criticato, considerata l’ambizione di Bossi di creare lo stato a parte della Padania. Sembra che il ruolo di Berlusconi, il cui impero commerciale ha avuto inizio proprio a Milano, sia stato cruciale nel garantire il finanaziamento. “C’è Bossi che mi sta facendo una testa tanta, per questo cavolo di fiction per Barbarossa” ha confidato Berlusconi a un manager Rai, il cui telefono era sotto controllo per un’inchiesta per corruzione.
“Barbarossa è a posto per quello che riguarda Rai Fiction, cioè in qualunque momento” ha replicato il manager.

Al di là dei cinema, Barbarossa verrà anche mandato in onda sulla Rai, in una miniserie tv di 200 minuti.
Il regista Martinelli ha ignorato lo scontro politico, sostenendo che “Io sono il regista, se il film ti da delle emozioni, bene – tutto il resto non mi interessa.”
Ma pare che il progetto caro a Bossi e ai suoi compatrioti padani non sia riuscito a convincere nemmeno in questo. Venerdì, uno spettatore uscendo da un cinema di Roma ha dichiarato: “Con tutte ste sviolinate, i combattimenti e le continue grida di libertà, sembra di passare due ore nella testa di Bossi”.
-Giona-
00venerdì 30 ottobre 2009 08:48
Io sono andato a vederlo un venerdì sera nel mio paese di 6500 anime, e la sala da 120 posti era piena a metà; non poco considerando il giorno. Buona parte degli spettatori era costituita da tesserati della locale sezione della Lega.
Non saprei dire se il carattere "di propaganda" abbia nociuto o meno al film presso una parte del possibile pubblico; comunque c'è il fatto che anche altri film italiani in costume di ambientazione bellico-medievale non sono certo stati dei fenomeni di cassetta, come ad esempio i belli "I cavalieri che fecero l'impresa" di Pupi Avati o "Il mestiere delle armi" di Ermanno Olmi.
Riccardo.cuordileone
00venerdì 30 ottobre 2009 09:08
Puah ah ah, bellissimo quest'articolo degno di Stalin... [SM=x751525]

Al di là dei commenti politici il film è abbastanza deludente, cast ridicolo, trama abbastanza interessante, ma resa poco emoziante... servivano molti milioni in più per fare un bel braveheart nostrano... diciamo che è uscita una fiction grandiosa ma un pessimo film (voto 5.5)
Hareios
00venerdì 30 ottobre 2009 12:43
Non credo che ci siano motivazioni politiche dietro la non entusismante resa del film.

Del resto, meglio leggere capitan padania
Pilbur
00venerdì 30 ottobre 2009 14:46
Io non sono potuto ancora andare a vederlo perchè, scandalosamente, nella mia cittadina provvista di ben tre sale cinematografiche non è uscito! Secondo me ha avuto poco successo anche per una certa ostilità a priori.
Malduin
00venerdì 30 ottobre 2009 18:13
Lo vedrò quando torno in Italia....
Lux-86
00venerdì 30 ottobre 2009 18:14
Io non l'ho ancora visto (e non andrò mai al cinema a vederlo, piuttosto mi facico arrestare per pirateria) quindi non posso esprimermi sul merito del film; ma penso che in parte abbia ragione giona, i film medievali non hanno mai avuto avuto molto successo (ma "i cavalieri che fecero l'impresa" era veramente una martellata sui coglioni [SM=x751525] ) poi deve aver nuociuto il marchio leghista del film, il regista: Renzo Martinelli è abbonato ai flop più di un alcolista alla sua fiaschetta di vino e, infine, il film di Tarantino, che ha massacrato chiunque al botteghino.
Infine, come dice Riccardo, ce ne vorrà per fare un braveheart nostrano.Almeno Mel Gibson era australiano, Bossi voleva spacciarci per padano un film con attori rumeni e un alberto da giussano isreliano [SM=x751545]
-Giona-
00lunedì 9 novembre 2009 09:42
Re:
Lux-86, 30/10/2009 18.14:

ma penso che in parte abbia ragione giona, i film medievali non hanno mai avuto avuto molto successo (ma "i cavalieri che fecero l'impresa" era veramente una martellata sui coglioni [SM=x751525] )


Immagino che tu intendqa per certe scene, come quella in cui viene "preparato" il corpo di san Luigi IX dei Francesi e in cui un cavaliere si prende una sciabolata nella pancia, con le budella che escono fuori.


il regista: Renzo Martinelli è abbonato ai flop più di un alcolista alla sua fiaschetta di vino


"Vajont - La diga del disonore" è stato un buon successo anche di pubblico, altri suoi film come "Porzûs" e "Il mercante di pietre" non hanno avuto molta distribuzione per via delle tematiche "scomode" che trattavano.
Contro "Il mercante di pietre" si pronunciò addirittura Gianfranco Fini:

www.repubblica.it/2006/10/sezioni/politica/fini-martinelli/fini-martinelli/fini-martine...

Roma, pomeridiana organizzata da La Russa e Gasparri, ma il leader lascia la sala
"Quanti stereotipi sugli arabi, si rischia davvero di alimentare le peggiori fobie"
E Fini stronca 'Il mercante di pietre'
Film anti Islam, propaganda becera"
La pellicola abbraccia la tesi della passività occidentale verso la minaccia islamica

di FRANCESCO BEI

Gianfranco Fini
L'ULTIMO "strappo" di Gianfranco Fini dal suo partito si consuma in un piccolo cinema del centro di Roma, il Rivoli, dove Ignazio La Russa e Maurizio Gasparri hanno organizzato una pomeridiana per far vedere al caro leader "Il mercante di pietre", film controverso di Renzo Martinelli sul terrorismo islamico. La pellicola, nonostante un cast di attoroni come Harvey Keitel e Murray Abraham, è presto sparita da quasi tutte le sale.

E gli organizzatori della proiezione sospettano che "la distribuzione magari ha avuto paura di farlo vedere troppo in giro". Insomma, vorrebbero se ne parlasse di più e sono orgogliosi di aver trovato finalmente un regista italiano, l'autore di un kolossal come "Vajont" e di "Piazza delle Cinque lune", ispirato al caso Moro - uno che in un'intervista ha persino dichiarato di girare "armato" - che abbia sposato la tesi fallaciana sulla passività dell'Occidente di fronte all'avanzata islamica.

Per gli uomini di An Martinelli è un Robert Redeker nostrano, un Teo Van Gogh, un Salman Rushdie. "È un film bellissimo che racconta problemi presenti già da noi. In fondo il protagonista dice le cose che scrive Magdi Allam", annota Roberto Menia. "È un film molto bello, la sua scarsa diffusione è un segnale preoccupante", denuncia Carmelo Briguglio. "Un film che certo divide - ammette Daniela Santanché - ma che racconta la realtà, quella realtà che forse non tutti vogliono vedere".

Quando si riaccendono le luci insomma, sono tutti entusiasti. Tutti tranne uno, Fini. Ci dovrebbe essere un dibattito con il leader, ma l'ex ministro degli Esteri lascia i presenti di stucco e guadagna l'uscita. "Dibattito? E che siamo al cineforum?". La Russa già immagina il peggio e prova a disinnescarlo: "Certamente - mormora a Fini sottobraccio - è un po' forte, un po' troppo di propaganda, ma il messaggio c'è... "Il leader non concede nulla: "È un film di propaganda becera".

Arrivato alla Camera, nel cortile di Montecitorio, Fini si accende una sigaretta e finalmente fornisce la sua recensione: "E' un film che sconsiglio vivamente a tutti. Parte bene, prosegue male e finisce peggio". Il problema, anzitutto, è politico. "Film come questo - osserva - infarciti di stereotipi sugli arabi, rischiano senz'altro di alimentare l'islamofobia qui da noi. Davvero non se ne sente il bisogno. Ci lamentiamo tanto della rozzezza di certi film americani e poi anche noi tiriamo fuori queste cose... ". Insomma, taglia corto, "per me quel film è spazzatura... peccato, perché l'altro film che ho visto di questo regista, "Porzus", non era niente male".

Per chi non l'avesse visto, Fini racconta anche la trama: la doppia vita di un cristiano convertito all'Islam (Keitel) che, dietro un insospettabile commercio di pietre preziose con il Medio Oriente, nasconde la sua appartenenza a una cellula di Al Qaeda. Il suo compito è quello di agganciare una donna, sedurla, per poi trasformarla in un'involontaria bomba umana. Alla fine però il mercante si innamorerà della sua vittima, con l'inevitabile tragico epilogo per entrambi.

La stroncatura del leader getta nello sconforto i colonnelli di An, che una volta tanto erano riusciti a unirsi, al di là delle correnti, in una lode univoca della pellicola. Gasparri minimizza e prova a buttarla sul gusto: "A Fini non è piaciuto? Su un'opera d'arte ci possono essere senz'altro giudizi differenti. A me ad esempio piace Boccioni e detesto Andy Warhol, che problema c'è?. Intanto però questo film è un sasso lanciato contro il vetro, anche se alcuni giudizi sull'islam sono molto tranchant". Come quello che il regista mette in bocca uno dei suoi personaggi: "Non tutti i musulmani sono terroristi, ma è un fatto che gran parte dei terroristi siano musulmani". Frasi politicamente scorrette, immagini truculente e un regia che i critici hanno stroncato pesantemente.

Persino il Foglio ha scritto che "Il mercante di pietre" "ha varie scene che non si riescono a guardare stando seri". Per questo il Fini-critico cinematografico conclude il suo sfogo con un sana confessione da spettatore: "L'altra sera mi sono rivisto dopo 25 anni "Corvo rosso non avrai il mio scalpo". Quello sì che era un capolavoro".

(19 ottobre 2006)

Armilio1
00lunedì 9 novembre 2009 21:07
Re:
Pilbur, 30/10/2009 14.46:

Io non sono potuto ancora andare a vederlo perchè, scandalosamente, nella mia cittadina provvista di ben tre sale cinematografiche non è uscito! Secondo me ha avuto poco successo anche per una certa ostilità a priori.




Sopravvaluti l'importanza che gli italiani danno alla politica...
DarkWalker
00lunedì 9 novembre 2009 22:53
ho visto solo il trailer e mi è sembrato un film molto spaccone. Cioè insomma le solite scene, i soliti effetti speciali, i soliti discorsi e tutto preso molto alla larga dalla verità storica.Fosse stato gratis magari sarei andato cmq a vederlo tanto per passare il tempo. Mi smebra stupido cmq paragonarlo con inglorous bastards, vero "blockbuster" ed è cmq un prodotto superiore ai vari natale a quel paese. L'unica speranza è che gli ingenti finanziamenti sviluppino un qualcosa di cinema oltre cinecittà. Se pura fosse in romania mi va bene lo stesso^^
Malduin
00martedì 10 novembre 2009 07:17
Guardatevi Questo dura 8 minuti, è storicamente plausibile con anche qualche colpo di scena nella trama ;)....e di certo non è costato 30milioni.

(giusto per fare un paragone....30 milioni in Italia li ha incassati "L'Era Glaciale 3", ma credo che sia cosa usuale che qualsiasi film prodotto in IT (salvo quelli fatti dagli amatori) non copra le spese senza soldi pubblici).
Vota DC
00giovedì 12 novembre 2009 17:22
Re: Re:
-Giona-, 09/11/2009 9.42:

Contro "Il mercante di pietre" si pronunciò addirittura Gianfranco Fini:

www.repubblica.it/2006/10/sezioni/politica/fini-martinelli/fini-martinelli/fini-martine...

Roma, pomeridiana organizzata da La Russa e Gasparri, ma il leader lascia la sala
"Quanti stereotipi sugli arabi, si rischia davvero di alimentare le peggiori fobie"
E Fini stronca 'Il mercante di pietre'
Film anti Islam, propaganda becera"
La pellicola abbraccia la tesi della passività occidentale verso la minaccia islamica



Ahahaha mi ricordo le polemiche....ma credo che Fini non abbia visto quel film che è ANGLOFOBO!
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