| | | OFFLINE | | Post: 2.256 | Giudice***** | |
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22/10/2020 00:08 | |
ESTRATTO n 1. Fu in un palazzo che conosceva solamente la primavera, in un palazzo dove gli unici sguardi che mi sfioravano erano quelli invidiosi di compagne gelose e quelli impauriti di una manciata di giovani che con un simile desiderio non ci si sapevano confrontare. Nei loro sguardi il desiderio era contaminato dal timore: nessuno di loro credeva di potermi guardare, di potermi avere, e io mi sentivo al sicuro. Io giocavo. Saggiavo i limiti del potere che mi scorreva nel sangue. Sperimentavo, mi facevo ammiccante, imparavo a trasformare gli sguardi che mi avevano paralizzata in un’arma che ora impugnavo da sola. ESTRATTO n 2. […]scuse e parole di spavento e orrore, ero quasi sicuro di averli convinti, quando una voce si è alzata sulle altre. Quel piccolo, insignificante mago ha osato fissarmi negli occhi, con disgusto, accusandomi di portare i tratti distintivi della depravazione scritti sulla faccia, di quanto il mio atteggiamento di falsa disperazione mi condannasse. Non ero più tanto certo di uscire da lì, di non finire ad Azkaban, prosciugato dal bacio dei Dissennatori. Sentivo la lingua che guizzava sulle labbra secche, la rabbia montare. Avrei potuto contare sui miei tre complici? ESTRATTO n 3. Cappello Parlante avesse deciso di smistarlo a Grifondoro. Da ragazzino insicuro, spaventato, preda degli scherzi di arroganti Serpeverde, e dalle discutibili capacità magiche, si era trasformato in un giovane che, al momento giusto, aveva alzato la testa e aveva combattuto per quello in cui credeva. In fondo, però, quel coraggio era sempre stato celato dentro di lui: quando affrontava gli sguardi vacui di chi avrebbe dovuto amarlo più di ogni altro, ma non lo riconoscevano; quando stringeva tra le dita la carta di una caramella che non avrebbe mai avuto il sapore delle altre. ESTRATTO n 4. 《 L'hai uccisa tu, mostro. 》gli aveva detto una volta un'anziana signora con i capelli bianchi legati in una crocchia e troppe rughe intorno alla bocca. Era andato in giardino ed aveva raccolto una piccola pietra bianca, poi l'aveva posata sul davanzale della finestra. Sette volte. Sette pietre. L'ultima quasi a ridosso del vetro, per spiegare senza parlare la sua voglia di andare via.. Furono le ultime parole di quella donna. Un mostro.
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《 Adesso disegnate la casa in cui vorreste vivere. 》aveva detto la maestra.
Aveva disegnato un rettangolo con il tetto a punta e, nell'angolo in basso, due ombre su cui aveva scritto mamma e papà
ESTRATTO n 5. Avvertii sulla mia pelle il sussulto del suo cuore quando lo vide per la prima volta e ne fui clamorosamente disgustato. Sentivo di dover fare qualcosa e di fatto agii, ma l’orgoglio finì per soppiantare l’orrore: se voleva la mia protezione, doveva guadagnarla; se davvero era degna di gloria, doveva anche desiderarla. “Lo amo profondamente, deve essere mio” mi confidò di notte, per la prima volta ad alta voce. “Sei brava con le pozioni” sibilai in risposta, instillando la folle idea nella sua mente. Era una prova e riuscì a fallirla tragicamente. Non le rivolsi più la parola mentre mi trascinava nella sua miseria. Fui felice di[...] ESTRATTO n 6. […]lei mi aveva fornito dell’intelligenza necessaria per compiere sempre la scelta giusta. Dovevo prendermi il tempo necessario per ponderare la mia decisione, e così feci - ma lei era già volata via. Che sapesse quale decisione avrei preso e che non avrebbe avuto una brillante strega nella sua Casa? Vecchio e stanco, ripeto. Voglio solo riposare e, magari, chiacchierare un poco con i quadri e i fantasmi, giusto per tenermi aggiornato su ciò che succede tra queste mura e poter parlare del più e del meno con chi mi va - non che io sia curioso dei fatti altrui, sia chiaro. ESTRATTO n 7. Il suo respiro nero è alito che si condensa in ombre davanti ai tuoi occhi. Avvelena la tua mente, prende le sembianze dei tuoi incubi, mentre il tuo corpo si scuote senza sosta. Hai sempre avuto paura di tutto, il giudizio degli altri ti logora lo stomaco, ti intossica i polmoni. Quelle occhiate le senti ancora dentro, bruciano nel profondo. Ma li hai battuti tutti.
Non sei mai stata abbastanza.
Il dolore avanza a intermittenza. La vista si appanna. Ti abbandoni al respiro nero, sperando in un aiuto, ma ci sono solo ombre. Il buio ti avvolge.
ESTRATTO n 8. Erano passati due anni dal giorno in cui aveva perso tutti, perfino se stesso. Ogni notte gli incubi bussavano alla sua porta, svegliandolo nel sudicio letto di qualche saltuario appartamento in cui si trovava a vivere. Vivere, verbo buffo per chi, come lui, aveva smesso di farlo già da anni: le paure ed i rimorsi lo divoravano vivo, prendendosi giorno dopo giorno gli ultimi sprazzi di lucidità rimasta. Si guardò attorno cercando di autoconvincersi che fosse sveglio, che quegli occhi grigi appartenessero all'incubo appena passato, che quel volto, incorniciato dai lunghi capelli neri, non lo stesse realmente cercando di uccidere, proprio come aveva già fatto con i loro amici. ESTRATTO n 9. I tuoi giorni di gloria sono finiti. Sei in campo – di nuovo – e conosci bene quest’atmosfera di eccitazione e attesa; c’è tuttavia qualcosa di stonato, nessun occhio è puntato su di te. Davanti a voi c’è il nuovo oggetto di tutte le attenzioni: più giovane di te, la sua novità ti surclassa. Vi elevate e gli stai dietro, non perdi una mossa; non basta. Senti una voce che ti schernisce, parziale, e sai che purtroppo sono molti a vederti così. Ti chiedi se lo pensi anche lei, però – speri di no ma tremi. [Modificato da Nirvana_04 22/10/2020 13:16] |