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Ultimo Aggiornamento: 12/04/2017 23:38
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Giudice*****
14/03/2017 19:29
 
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Ciao Mary, la storia mi ha preso la mano e adesso devo sforbiciare [SM=g27992]

500 parole non sono comprensove di titolo e sottotitoli, vero? Dimmi di no [SM=g27986]

Il bacio è l'apostrofo rosa tra le parole t'amo. L'ignoranza è un'apostofo.


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Post: 1.044
14/03/2017 20:11
 
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Re:
Hedoniste, 14/03/2017 19.29:

Ciao Mary, la storia mi ha preso la mano e adesso devo sforbiciare [SM=g27992]

500 parole non sono comprensove di titolo e sottotitoli, vero? Dimmi di no [SM=g27986]




Se posso permettermi di rispondere: no, nelle 500 parole non sono inclusi né il titolo, né il sottotitolo. :)



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Post: 2.167
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14/03/2017 20:18
 
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Se trovo tempo in questi giorni rimanenti consegno, ti faccio sapere *.*





Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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Post: 2.140
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14/03/2017 20:45
 
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Temo di dovermi ritirare, purtroppo :(
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Post: 6.492
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15/03/2017 00:03
 
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Re:
Hedoniste, 14/03/2017 19.29:

Ciao Mary, la storia mi ha preso la mano e adesso devo sforbiciare [SM=g27992]

500 parole non sono comprensove di titolo e sottotitoli, vero? Dimmi di no [SM=g27986]




Come diceva July, il titolo e il sottotitolo non sono compresi! Le 500 parole sono solo del testo.

Segno le ritirate!

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Post: 297
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15/03/2017 23:23
 
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Storia inviata!

Procedo alla pubblicazione e ti inoltro il link, a tra poco!

Il bacio è l'apostrofo rosa tra le parole t'amo. L'ignoranza è un'apostofo.


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Post: 6.492
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15/03/2017 23:29
 
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Re:
Hedoniste, 15/03/2017 23.23:

Storia inviata!

Procedo alla pubblicazione e ti inoltro il link, a tra poco!



Arrivata sana e salva!


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Post: 297
Giudice*****
15/03/2017 23:37
 
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Perfetto!

Ecco il link:Liaisons dangereuses

Il bacio è l'apostrofo rosa tra le parole t'amo. L'ignoranza è un'apostofo.


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Post: 6.492
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16/03/2017 00:55
 
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Re:
Hedoniste, 15/03/2017 23.37:

Perfetto!

Ecco il link:Liaisons dangereuses




Ti segno!

16/03/2017 17:25
 
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Ho tentato fino all'ultimo ma niente, l'ispirazione proprio non arriva...mi vedo costretta a ritirarmi purtroppo, mi dispiace tanto [SM=g28000]

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Post: 6.492
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16/03/2017 20:18
 
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Re:
One Sky One Destiny, 16/03/2017 17.25:

Ho tentato fino all'ultimo ma niente, l'ispirazione proprio non arriva...mi vedo costretta a ritirarmi purtroppo, mi dispiace tanto [SM=g28000]




Alla prossima!

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Post: 2.167
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17/03/2017 19:51
 
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Purtroppo non ho trovato nemmeno oggi tempo per scrivere. Mi ritiro a malincuore.





Chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita
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Post: 6.492
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17/03/2017 20:10
 
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Re:
_ Freya Crescent _, 17/03/2017 19.51:

Purtroppo non ho trovato nemmeno oggi tempo per scrivere. Mi ritiro a malincuore.




Alla prossima! :(

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Post: 286
17/03/2017 23:20
 
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Mary, sto terminando la storia, dovrei fartela avere a breve!
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Post: 6.492
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17/03/2017 23:47
 
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Re:
Veronica.28, 17/03/2017 23.20:

Mary, sto terminando la storia, dovrei fartela avere a breve!




La attendo!

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Post: 286
18/03/2017 01:09
 
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Re: Re:
Mary Black, 17/03/2017 23.47:




La attendo!



Inviata ^^'

EDIT: Non è vero, ho inviato un altro documento! -.-" Questo perché li chiamo tutti "Nuovo documento Word", rimando subito.


[Modificato da Veronica.28 18/03/2017 01:10]
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Post: 6.492
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18/03/2017 01:10
 
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Re: Re: Re:
Veronica.28, 18/03/2017 01.09:



Inviata ^^'






Come ho scritto nel bando, al momento non posso scaricare allegati. Ti dispiacerebbe mandarmela come testo mail?

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Post: 6.492
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18/03/2017 01:14
 
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Re: Re: Re:
Veronica.28, 18/03/2017 01.09:



Inviata ^^'

EDIT: Non è vero, ho inviato un altro documento! -.-" Questo perché li chiamo tutti "Nuovo documento Word", rimando subito.






Ricevuta, ma come sopra.


[Modificato da Mary Black 18/03/2017 01:17]

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Post: 286
18/03/2017 01:17
 
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Re: Re: Re: Re:
Mary Black, 18/03/2017 01.10:




Come ho scritto nel bando, al momento non posso scaricare allegati. Ti dispiacerebbe mandarmela come testo mail?



Certo che no! Faccio mea culpa sia per questo, sia per le tre diverse mail che ti ritrovi. Non farò mai più nulla a quest'ora -.-"

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Post: 6.492
Giudice*****
18/03/2017 01:18
 
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Re: Re: Re: Re: Re:
Veronica.28, 18/03/2017 01.17:



Certo che no! Faccio mea culpa sia per questo, sia per le tre diverse mail che ti ritrovi. Non farò mai più nulla a quest'ora -.-"





Nulla, quando pubblichi passa a lasciarmi il link!

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Post: 6.492
Giudice*****
18/03/2017 01:19
 
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Ragazze,
Il contest è concluso. Le storie sono un po', penso di metterci tutto il mese per i giudizi, così vado con calma!
Vi tengo aggiornate.
Intanto vi ricordo che dovete:
- valutare le flash delle altre partecipanti (escluse quelle delle vostre compagne di Casa), mandandomi su FFZ i voti, da 0 a 10, e accompagnati da qualche riga di spiegazione.
- scegliere la vostra storia preferita in assoluto, e comunicarmelo (se è una storia della vostra stessa Casa, vi invito a lasciare almeno due righe di parere per spiegare perché l'avete preferita).
Se fate tutto insieme è meglio.
AVETE TEMPO FINO AL 1 APRILE PER COMUNICARMI I VOTI.

Un bacio,
Mary
[Modificato da Mary Black 19/03/2017 00:57]

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Post: 1.044
18/03/2017 10:16
 
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Perfetto! Aspetto che Veronica pubblichi la sua e poi inizio a leggerle e valutarle.

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Post: 6.492
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18/03/2017 15:30
 
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Re:
JulyChan, 18/03/2017 10.16:

Perfetto! Aspetto che Veronica pubblichi la sua e poi inizio a leggerle e valutarle.




Che sbadata, le devo mettere io xD stasera le posto, ragazze!

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Post: 286
18/03/2017 15:44
 
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Tra stasera e domani pubblicherò e inizierò a leggere le altre storie!
Buon lavoro a tutte! ^^
[Modificato da Veronica.28 18/03/2017 15:46]
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Post: 6.492
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19/03/2017 00:22
 
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Ragazze, per comodità vi posto le storie anche qua, ma sono tutte, tranne una, già pubblicate!

Grifondoro


"Ti amavo, pur non sapendolo"
di Eveine

“E non servirà più a niente la felicità,
più a niente anche la fantasia
mi accontenterò del tempo andato...”
-Per dirti ciao! Tiziano Ferro-



Esco dalla chiesa, l’aria all’interno è irrespirabile, sia per gli odori emanati dagli incensi che per la tristezza e la disperazione che aleggia sulle teste dei presenti, ho bisogno di stare sola per metabolizzare il dolore che non mi ha lasciata un istante dal giorno della tua morte. Mi hai causato uno di quei dolori che ti penetra all’interno fino ad avvolgere il cuore per poi stringerlo talmente forte in una morsa da farti provare, addirittura, sofferenza fisica. Sono talmente stravolta e confusa da pensare che il turbinio di emozioni che mi sta travolgendo sia quasi piacevole, è il segno tangibile che tu sei esistito, che la tua anima ha toccato la mia, che i nostri cuori si sono appartenuti: è l’unica testimonianza del legame che ci univa. Essere la tua donna non è stato facile, amare qualcuno in segreto era una novità per me, mi chiedo ancora come io sia riuscita a resistere all’impulso di abbracciarti e baciarti in pubblico, forse sono stata aiutata dal pensiero di un futuro con te, un futuro che, ora che non ci sei più, appare grigio e plumbeo, esattamente come il cielo di oggi. Quello che sognavo per noi è scomparso in una notte, nessuno verrà mai a conoscenza di ciò che siamo stati e ciò che eravamo destinati a essere, nessuno capirà che la ferita che mi lacera non è la stessa di mio fratello, nessuno saprà mai che la tua assenza, per me, non avrà mai la figura dello zio. Sei sempre stato qualcosa di più, l’unico in grado di capirmi, di confortarmi, di entrare nella mia mente e riordinarla, sei sempre stato il mio idolo e io ti amavo, pur non sapendolo.
Un tuono esplode con un rombo, sembra la manifestazione della rabbia che mi ribolle in corpo dopo aver visto zia Ginny disperarsi sulla tua bara, lei non ne aveva il diritto, ormai eravate poco più che estranei, non ti amava più… tu non l’amavi più. Sono io la persona che dovrebbe essere consolata, io sono la vedova, io non avrò più la gioia di sentirti pronunciare parole dolci al mio orecchio, io non mi scalderò più tra le tue braccia rassicuranti, io non sarò più amata come merito.
Piove, come il giorno in cui mi hai baciata la prima volta, un bacio al sapore di menta misto a liquirizia che non dimenticherò mai, così come il tocco delicato delle tue dita sul viso che mi dava una scarica elettrica che si trasmetteva lungo tutto il corpo fino ad arrivare alle mani e ai piedi, quella sensazione che mi faceva sentire viva.
Passeggio sul ponte che attraversa il fiume, mi appoggio alla ringhiera, l’acqua scorre sotto di me fregandosene di quello che accade intorno, la superficie è increspata dal vento, tra il riflesso delle nuvole sovrastanti mi sembra di intravedere il tuo viso, chiudo gli occhi e il tuo profumo mi invade le narici, la tua voce si fa strada nelle mie orecchie e nella mia testa. Ti amerò per sempre, Rose!


"Nere parole su candida carta"
di Veronica.28

Verga di nero la candida carta, ma le lettere sono scarabocchi e le parole appena comprensibili. La differenza tra quella grafia sottile ed elegante – così lontana nel tempo, così vicina nel corpo – e le sue macchie d’inchiostro la ferisce.
Con un moto del polso disegna il punto, quello finale. Posa la piuma, afferra il bracciolo della sedia e imprime una leggere pressione con tutta la forza che la mano rugosa e macchiata dal tempo può permettersi. Inizia a dondolare, avanti e indietro.

*

«Sei l’unico che mi capisce e mi ascolta».
«Non ti lascerò mai, fidati di me».

Verga di nero la candida carta,
e lui è parte di lei.


Ginny non ha mai desiderato che lui vincesse, mai di certo. Come avrebbe potuto? L’ha conosciuto, l’ha compreso, prima che chiunque altro potessero. Forse l’ha anche odiato, perché ha ucciso suo fratello e ha distrutto la sua famiglia e ha quasi annientato Harry.
Ma lui non l’ha mai abbandonata.

Verga di nero la candida carta,
sa distinguere tra giusto e sbagliato, non le importa.


Lui le parlava e l’accarezzava con aliti di vento, ma a lei non era concesso né di vederlo, né di parlargli.
Era stato così naturale, fin dalla prima volta, intingere la piuma nell’inchiostro e ricominciare a scrivere.

Verga di nero la candida carta,
e si sente a casa tra le sue braccia di pergamena.


Aveva mantenuto la promessa.
Ginny sentiva il suo fiato lento accanto a sé, in ogni momento, e le parole sibilanti che le sussurrava la notte, quando Harry dormiva sull’altro lato del letto.
A volte lui era così vicino, così meravigliosamente vicino, che lei lo sentiva, nonostante il rumore del mondo attorno. E di colpo tutto s’annullava e il mondo rallentava, per permetterle di cercarlo.
Non l’aveva mai trovato, ma sapeva che era lui: non v’erano mai stati altri occhi in grado di penetrarle l’anima e le viscere fino spogliarla anche della pelle.

Verga di nero la candida carta,
e brama di essere con lui.


«Sembri pazza quando fai così, Gin», le diceva Ron, nei momenti in cui il mondo ricominciava a scorrere dopo aver rallentato di colpo e lei era preda dello sconforto.
Guardava Harry e mai si domandava se in lui fosse rimasto qualcosa di Tom. Glielo dicevano i suoi occhi troppo verdi, troppo limpidi, insulsi. Eppure lei amava Harry, perché era il padre dei suoi figli, perché lui era un’abitudine troppo vecchia da sradicare, e Ginny viveva di abitudini.
Un giorno Ginny si chiese cosa Harry vedesse in fondo ai suoi occhi.

Verga di nero la candida carta,
e la mente scivola via, non le importa.


*

Inchiostro nero su candida carta: così ebbe inizio, così finisce.
Si domanda quale dei suoi nipotini troverà quelle pagine e leggerà le sue parole, chi prenderà parte alla maledizione delle sue memorie?
Questa è l’eredità di Ginny: putride parole su carta consunta. Decine – centinaia – di sottili quaderni neri perfettamente identici gli uni agli altri. Al loro interno disegni, spirali, di follia fittamente ingarbugliata, pagina dopo pagina – giorno dopo giorno, per tutta la vita.
Ginny sorride, e le sue gengive sono esangui e hanno perduto i denti, attende.
Dondola, avanti e indietro.


Tassorosso


"Liaisons dangereuses"
di Hedoniste

Il sangue schizzò deciso, in un rivolo vermiglio che offuscò la brillantezza della lama. L’adrenalina le correva nelle vene, il rombo del proprio battito le risuonava nelle orecchie e la rendeva sorda al gocciolio che impregnava la pergamena sullo scrittoio, al sereno russare proveniente dalla stanza matrimoniale in fondo al corridoio.
Erano le tre del mattino e i più giacevano fra le braccia di Morfeo, che minacciava finanche la luce gettata sulla sua toletta dalla candela ormai tremula. Eppure, mai in tutto il giorno Alice Paciock si era sentita più viva e vera di quando aveva stretto la daga d’argento e se l’era premuta sull'avambraccio. Aveva accolto quella penetrazione della propria carne con il sorriso ferino e gli occhi brillanti, insani, che piacevano tanto a lui e gli facevano esclamare:
— Mia diletta, niente come il dolore per farti splendere.
Così aveva saputo eccitarla e spingerla oltre il limite della pudicizia, della moralità. E il corpo di lei continuava a rispondere a quel rituale, ormai, il suo rituale: il sangue scivolava sulla pelle in una carezza seconda solo a quella delle sue dita e cadeva sul biglietto vergato da quelle stesse dita.
Con quel biglietto, il suo piacere più intenso, il suo dolore più profondo avevano lasciato il posto ad un eterno grigiore. La sua luce si era spenta, l’aveva abbandonata adducendo una pallida scusa: trascende ogni mio controllo, aveva scritto.

*****

— Devi mettere fine alla tresca con Alice, Felpato.
— Non ne vedo il motivo, sai. Questa scommessa è stata una tua idea e nonostante io l’abbia vinta, non ho ancora visto la ricompensa.
— Appunto. Io ti ho detto di prenderla, adesso ti sto ordinando di lasciarla. Stiamo ancora giocando: vuoi ancora quello che ti ho promesso, no?

Ricordava le labbra lascive di James e come si erano distese in un sorriso. Sapevano entrambi che l’avrebbe avuta vinta, ancora una volta. Sempre. A maggior ragione perché la posta in gioco era quanto di più proibito ed eccitante Sirius avesse potuto desiderare in quel momento: quelle meravigliosa labbra si erano dischiuse per lui e l’avevano deliziato oltre ogni dire, dando finalmente forma a una delle sue fantasie più torbide.
Il fondo del suo bicchiere di liquore gli restituì il riflesso di una smorfia di scherno. Aveva creduto di poter tornare da Alice, dopo, ma il suo piano perfetto era sfumato al vento come un pugno di sabbia fine. L’ho resa pazza di me quanto io lo sono di lei.
Da tempo capitava che circolassero voci sull'equilibrio mentale della ragazza, che lui aveva mandato in pezzi assieme alla barriera della sua purezza, con colpi precisi e misurati. L’aveva plasmata: una colomba dalle ali lordate di petrolio. Dibattendosi nel dolore e nella vergogna dell’abbandono, Alice si era gettata fra le braccia del primo uomo disponibile e l’aveva sposato.
Sirius aveva vissuto in attesa di un segnale di crisi di cui approfittare per rientrare prepotentemente nella vita di lei, per riprendersela. E invece, non è rimasto nulla da prendere. Bellatrix ha solo concluso quel che io ho cominciato.


Serpeverde

"L'inganno del serpente"
di Lady Vel

Lo guardi dormire. Sembra quasi un angelo... Sai di star iniziando ad amarlo e il fatto che lui ti chieda sempre più spesso di passare del tempo assieme, ti fa ben sperare. Sono secoli che aspetti un uomo così, ora che lo hai trovato non lo lascerai andar via. Appena percepisci l’imminente risveglio dei suoi compagni di stanza, torni a nasconderti tra le ombre, non prima di avergli lanciato un ultimo sguardo.

Lo rivedi il giorno stesso. Indossa la divisa di Serpeverde e osservando l'ombra che crea il suo corpo forte, bello, attraente, ti ricordi del divario incolmabile che c'è tra voi.
Vivo e morta.
T’incupisci e lui si avvicina. Tenta una carezza sul tuo volto e il solo fatto che abbia cercato un contatto, ti scalda il cuore. Sai che potrebbe chiederti qualsiasi cosa e tu la faresti, purché continui a guardarti con quello sguardo innamorato.

Ti chiede del diadema, dell'oggetto più caro a tua madre, ma che ormai per te non conta nulla. Conta solo lui e la sua felicità. Gliene parli e, vedendo il suo interesse crescere ad ogni tua parola, decidi di dargli vaghe informazioni, questo può solo avvicinarvi. Da quel giorno continua a portarti doni, uno più prezioso dell’altro: collane, orecchini, bracciali, ogni tuo frivolo desiderio umano, col tempo viene realizzato.

Ami come lui ti faccia sentire, ami che si comporti in modo così dolce solo con te, ami che a lui importi di te, anche se non può toccarti, ami il fatto che ti guardi come se fossi la risposta ad ogni sua domanda.

Sempre più spesso tenta di toccarti e di baciarti, ma non ci riesce ed ogni volta delle lacrime crudeli sfuggono al tuo controllo. Ti consola affettuosamente e quando ti chiede di raccontare del tuo passato, per poterti sentire più vicina dice, tu semplicemente lo fai. Ti fidi di lui e riveli tutto, ogni tuo segreto. Dai suoi occhi capisci che non ha mai desiderato altro che sentirti sfogare, perciò vai avanti, non tralasciando alcun dettaglio. I suoi occhi brillano e, per un istante, li vedi rossi, probabilmente a causa della passione che prova per te.

Da quel giorno sparisce.

Lo rivedi anni dopo uscire dall’ufficio del preside. Il tuo cuore salta un battito, nonostante tutto il dolore passato. Il suo sguardo si posa su di te e subito passa oltre. Il tuo cuore sanguina, eppure lo segui. Lo vedi parlare con un’altra, una cortigiana... viva e bella, con un corpo che può dargli piacere. E vorresti poter morire di nuovo, all'infinito. Una piccola parte di te, forse, vuole che anche lui muoia, così che possa essere solo tuo.

Gli blocchi la strada, prima che possa andarsene nuovamente dal castello… da te. Ti si avvicina, come se volesse baciarti, e ti accarezza. Se fossi umana, le vostre labbra si starebbero toccando.

Mi sei stata utile, le ultime parole che ti ha rivolto e che continuano a risuonare nella tua testa, accanto al rumore del tuo cuore, che va in pezzi, per la seconda volta.


Corvonero

"L'assoluto mancante"
di Mitsuki91

Albus è così intelligente che a Gellert non sembra vero aver trovato un suo pari.
Un semplice ragazzo della porta accanto, a capo di una famiglia disturbata; un genio incompreso preso in trappola da legami di sangue che non è pronto ad estinguere. Albus chiacchiera con lui con un sorriso sereno cucito sopra occhi tormentati; Gellert lo ascolta, beve dalla sua bocca, ribatte con arguzia e sente il cuore esplodere, colmo di stimoli.
Pensa che vorrebbe affondare le unghie nella sua carne e portarlo via con sé; non una pedina o un trofeo, ma una persona con cui camminare mano nella mano sulle ceneri del mondo che vuole distruggere.

***

Albus è così bello che a Gellert non sembra vero che lui ricambi il suo desiderio.
La prima volta che lo bacia e sente la sua bocca aprirsi con un gemito crede di impazzire. Affonda la sua lingua in lui e lo stringe; fa aderire i loro bacini e lo immobilizza sotto di sé, imponendogli la presenza delle sue mani avide sotto le vesti.
Ma Albus non è una vittima consenziente, no; Albus è esso stesso un carnefice, e con un colpo di reni ribalta le loro posizioni, e si insinua sulla sua pelle con l’ardore del primo amore che esplode.
Gellert sorride e lascia che sia lui a condurre il gioco, scoprendo nuovi modi di amare ed essere amati.
Solo perché lui è Albus.

***

Albus è così… assoluto dentro di lui, nel modo in cui si è insediato nella sua vita, che a Gellert non sembra vero essere in disaccordo su alcune cose.
E’ in momenti come questi che vorrebbe distruggere ogni ostacolo sul loro cammino, e odia Albus con l’intensità di tutta la sua passione per lui.
Eppure non può niente contro le sue obiezioni e le sue perplessità. Non è neppure una lontananza d’idee a renderlo reticente – quello, quantomeno, lo capirebbe.
La colpa è della sua famiglia, sempre e comunque. Ariana non può essere lasciata sola.
E Gellert la guarda, quindi; guarda quella piccola traditrice dagli occhi spenti e pensa al suo desiderio di sottrarre Albus a tutti, per portarlo via con sé.

***

La cosa che davvero non sopporta dello sguardo accusatore di Albus è che lui sa.
Sa che ha ceduto alla vendetta, solo con la speranza di affondare le unghie nella sua pelle e strapparlo dalla sua vita.
Gellert non si chiede neppure se sia stato un incidente o meno. L’unica cosa che può fare è ridere di una risata amara, mentre si rende conto che l’assoluto era solo dalla sua parte, e che Albus non avrà comunque problemi a voltargli le spalle, abbandonandolo al suo destino e ai suoi sogni di gloria.
Le uniche cose che gli restano.
Gellert è costretto a scappare, con il solo ricordo di quegli occhi tormentati dove fa capolino una smorfia di accusa.
E a Gellert non sembra vero che alla fine l’amore, l’unica forza divina riconosciuta da Albus, non sia stato abbastanza per tenerli legati - perché Albus non l’ha mai amato in modo assoluto, e Gellert ha capito troppo tardi di essersi condannato per colpa di un’illusione.


"Il numero del rumore"
di Ewige96

L’estate del 1995 è calda e piovosa e non c’è nulla da fare a Grimmauld Place, se non ignorare la minaccia che verrà; ma lei non sarebbe lei se non fosse capace di trovare pace nello studio, il peso dei manuali di Aritmanzia sulle ginocchia. Le piace lasciarsi cadere nei numeri, capirne coincidenze e convergenze.
‘Luglio 1995’ in numeri è 4, numero delle stagioni, non tanto prevedibile quanto inevitabile.
Sirius la osserva dal divano sfondato e la noia gli rende gli occhi feroci, infossati.
.
5 è il numero degli alchimisti, di tutto ciò che è instabile e ama cadere, il giorno in cui Sirius comincia a bere.
Le si siede accanto e già puzza di alcool, ma continuerà finché non si sentirà giovane, finché non gli sembrerà di avere solo qualche anno più di lei (due anni più di lei, 2, numero della Luna, degli strani incontri, lui bellissimo e vestito di nero con un sorriso storto tagliente, l’avrebbe fatta tremare).
.
Quando è ubriaco lui più che parlare ringhia, e le si avvicina a scatti, con movimenti da lupo smagrito. Hermione lo osserva apertamente e cerca di capire; capire è una cosa pericolosa, che le fa dimenticare le regole.

‘Sirius’ in numeri è 7, il numero delle cose mai ferme e quindi del mercurio, che sembra argento ma liquido si muove; come lui e i suoi estremi, lui adolescente scanzonato nel parco della scuola che morde sempre quando bacia, e lui prigioniero da un decennio, quasi vecchio per la consunzione, a mangiare ossa coi suoi denti da cane. 7, lo vede, è anche numero del rumore che nasconde un segreto: che tra i due estremi non c’è niente, il gran disordine, il whiskey versato.

(7, mercurio, immagina Sirius bagnarcisi le labbra e poi berlo, per avvelenarsi)
.
Non si fa la barba da giorni e perciò la graffia, avventandosi sulle sue labbra nel corridoio deserto. Ha il fiato rancido e con dieci bicchieri (1, della fine che si affronta da soli, neanche la propria ombra sulla parete) in corpo per poco non la fa crollare per terra; ma ha ancora il suo ghigno da ragazzo e mani salde, dita così abili. Vorrebbe dirgli che lo trova disgustoso, quando le sporca le cosce di sherry e con un palmo le serra la bocca, e che non dovrà mai vergognarsi di esserlo con lei.

La trova così, al buio, per otto volte, e la sporca di liquore, 8 che è il numero dell'alta marea che ritorna e la disperazione che segue ogni Per l’ultima volta.

La nona volta è Hermione a cercarlo, perché 9 è il suo numero, dell'istante di trasparenza in cui lui si tradisce e le mostra ogni ridicola cicatrice, e lei non sarebbe lei se non amasse sempre un po’ ciò che riesce a capire.
.
Se ne vanno uno dopo l’altro, a settembre, e Sirius la saluta con un abbraccio rigido, ed è perché si sente colpevole, perché si sente abbandonato.
Hermione lo stringe e non gli dice nulla, neppure, Sta’ attento al silenzio.


"Il più prezioso al mondo"
di Ester.EFP

“Buonasera”
“Buonasera a lei”
Il Signore e la Signora siedono l’uno di fronte all'altra: intorno, solo un gran bianco, grandi pieghe, puzza, bisbigli.
“Mi scusi Signore… ci siamo già visti da qualche parte, non trova?”
“Eccome, Signora. Ha un non so che di familiare”
Lei strizza gli occhi: è un po’ in ansia, non sa perché.
“Beh, ho vissuto a Londra. Potremmo esserci incontrati casualmente?”
“Forse. Eppure, Signora, dubito di averla vista in città…”
“Oh, giusto: così grande, così tanta gente. No, deve essere stato da qualche altra parte”
Il Signore liscia il lenzuolo sul quale è seduto. La Signora mangia una Gomma Bollente.
“A undici anni sono partito per Hogwarst. Lei c’è stata?” riprende il Signore.
“Ovviamente. Ero anche piuttosto brava, sa?”
“Una Corvonero?”
“Oh, non così brava” ridacchia.
“Tassorosso?”
Scuote la testa, volto sfiorito, capelli spenti.
“A questo punto … Gridfondoro!”
“Ha indovinato”
“Buffo, era anche la mia Casa”
“Davvero, Signore?”
“Certo. Ci saremo conosciuti lì … ”
“Oh, è possibile. In che anni è stato laggiù?”
“Mi sono diplomato nel ‘75”
“Per Merlino, proprio come me! Eppure, Signore, non ho un ricordo chiaro di lei …”
“Ero giovane, più forte, più bello…”
“Oh no, no! Lei è proprio ben fatto anche adesso… nel senso, è un bel l’uomo. Affascinante, intendo”.
“La ringrazio” sorride lui. “Nemmeno io, dopotutto, la ricordo a scuola”
“Che ha fatto dopo Hogwarts, quindi?”
“Frequentai l’Accademia Auror”
“Non mi dica”
“Glielo giuro!”
“E poi lo divenne, un Auror?”
“Ebbene sì. È stupita, Signora?”
“Non ci crederà, ma io stessa ho frequentato quell'Accademia”
“No! Che incredibile coincidenza”
“Ci saremmo per caso incontrati lì?”
Le ginocchia del Signore e della Signora sono vicinissime ma non si toccano, non ancora. Al di là delle pieghe bianche, i rumori appartengono ad un altro mondo.
“La prego, non se la prenda… Io non ne sono del tutto sicuro”
“Capisco. Sa, la mia testa ogni tanto non … beh, nemmeno io riesco a ricordare esattamente”
“Mi dica, Signora: dov'è che vive?”
“Nei pressi di Burford, Oxfordshire”
“Cielo! In una casa intonacata d’azzurro?”
“Esatto … come lo sa?”
“Sul retro c’è una serra?”
“Per Merlino, si! È la mia passione, in verità …”
“E possiede un vecchio gufo e un gatto arancione?”
“È un veggente, Signore?”
“No, ma anch'io vivo in una casa azzurra, con una grande serra e un bel barbagianni”
“Un barbagianni!”
“Le dirò di più; si chiama Timmy”
La Signora si alza e con un mezzo passo siede sullo stesso letto del Signore.
Si sorridono.
“Sa, inizio a ricordarmi di lei …”
“Lo ammetto: anch’io”
Il Signore prende la mano della Signora.
“Lei ha un figlio, non è vero?”
“Oh si, un bellissimo bambino”
“Anch’io”
“Le manca molto?”
“Quanto a lei, immagino”
“Quanto ha, Signore?”
“Un anno”
“Anche il mio. È paffuto, il mio bimbo: lo copro di baci sulle sue guance tonde tonde”
“Mio figlio ha lo stesso viso pieno e roseo di sua madre: amo il fatto che le somigli tanto”
Si guardano negli occhi.
“Neville, giusto?”
“Neville” conferma.
La Signora stringe fortissimo le mani del Signore. Lo guarda attentamente: ben rasato, qualche capello grigio, bello nonostante gli anni, il pigiama e il maglioncino.
“Buonasera Frank” sussurra.
Oh, vorrebbe quasi piangere.
“Buonasera Alice”
La nebbia sale, loro si ritrovano. Non come prima, ma più di prima: se si ha a disposizione un solo istante, quell'istante è il più prezioso al mondo.
Un abbraccio, un bacio. Prima che il tempo scada.

“Arrivederci”
“Arrivederci, Signora”



"Quello che resta"
di JulyChan

Rose non ricorda l’ultima volta che è stata felice con lui.


***

«James, gioca con me!».
Aveva sedici anni quando Jamie era uscito dalla sua vita per lasciare posto a James.
Era arrivata come il vento, improvvisa e invisibile, la consapevolezza che l’ingenuità dei loro giochi era ormai un ricordo sfocato.
Vedere James sotto altra veste, l’aveva stordita; rendersi conto che per lui era lo stesso, l’aveva ammaliata. Il tempo trascorso a rincorrersi non era più lo svago di due bambini.
James l’aveva inseguita finché la casa non era scomparsa all’orizzonte; Rose era inciampata e lui si era proteso per sorreggerla, ma aveva finito per trascinarla giù con sé. Si erano guardati, senza parlare, assordati dal rumore delle parole non dette. Con le membra lambite dai fiori di campo, con il sole morente a dipingerli, l’innocenza era morta sulle loro labbra e si era dissolta tra i fremiti.

***

Aveva diciott’anni quando James era partito per cercare se stesso.
Piangere non l’era servito, urlare era stato inutile; far esplodere tutti i vetri della casa, nemmeno.
Lily Luna era ormai una presenza costante in casa – cara, dolce, ignara Lily. Le aveva parlato e le aveva fatto domande e l’aveva spronata, ma Rose l’aveva fissata con occhi vuoti; le sue parole erano solo rumore bianco nella realtà ovattata in cui si era sommersa.
Rose di giorno viveva trascinandosi, il mondo le passava accanto senza sfiorarla; la notte cullava il suo dolore e stringeva i resti di un sogno – pezzi di vetro e sangue rappreso tra le dita.
James le aveva spezzato il cuore. E le aveva spezzato la vita.

***

Aveva ventun anni quand’era tornato.
Il sorriso ostentato le era morto sulle labbra, appena gli occhi di James avevano colto il bagliore dorato tra le sue dita. Lei aveva stretto in una morsa il braccio di Scorpius per paura di inciampare di nuovo.
Ma era arrivato come il vento, James, improvviso e invisibile, e se l’era portata via, di nuovo; e l’aveva piegata, come le fronde di un albero, e lei gli si era abbandonata, sotto il cielo coperto d’autunno.
«Portami con te», l’aveva supplicato.
«Questo è tutto quello ci resta», le aveva risposto.
«Ma è questo» si era portata la sua mano sul cuore «tutto quello che hai».
James era diventato bufera e aveva lasciato solo sfacelo dietro di sé.
La sua presenza era momentanea, ma le rovine erano eterne.

***

Aveva ventitré anni quando aveva abbandonato l’altare, correndo a perdifiato in una nuvola di tulle. Scalza e felice, lui l’aveva trascinata via con sé.
«Ho cercato me stesso, alla fine. E ho trovato te».

***

Aveva sempre ventitré anni quando erano partiti per la stessa missione.
Il cimelio ritrovato era una splendida collana maledetta, ma lei non aveva fatto in tempo a rimirarla.
Non aveva più importanza, ormai.

***

James entra nella stanza asettica e lei è seduta per terra a giocare con una bambola.
«Jamie, gioca con me!».
I suoi occhi sbiaditi lo guardano senza vederlo.
Come sempre.

***

Rose non ricorda l’ultima volta che è stata felice con lui.
E non ricorda gran parte della sua vita.



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Post: 6.492
Giudice*****
19/03/2017 00:51
 
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IMPORTANTE

Ragazze, come sapete, oltre a mandarmi le vostre valutazioni sulle storie delle altre Case, avreste dovuto scegliere la vostra storia preferita per OGNI Casa (quindi 4 storie preferite, che avrebbero vinto il premio speciale della propria Casa).
Tuttavia, dato che per Serpeverde e per Tassorosso c'è una sola storia, quindi una scelta obbligata, ho deciso di annullare questa vostra votazione. Sarò io a decidere se assegnare o meno i premi Mister Gryffindor, Miss Ravenclaw, Miss Hufflepuff e Mister Slytherin.
Tuttavia, vorrei comunque che sceglieste la vostra preferita, tra tutte le storie. Se è una storia della vostra stessa Casa, vi invito a lasciare almeno due righe di parere per spiegare perché l'avete preferita. La storia che avrà preso più punti vincerà il Premio Speciale "Studente dell'anno".
Vi può andare come soluzione?

Mary
[Modificato da Mary Black 19/03/2017 00:57]

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Post: 1.044
19/03/2017 15:43
 
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Va benissimo, per me ;)


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Post: 6.492
Giudice*****
19/03/2017 22:41
 
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Re:
JulyChan, 19/03/2017 15.43:

Va benissimo, per me ;)





Perfetto!

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Post: 727
20/03/2017 00:24
 
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Dobbiamo dare un voto anche alla storia che fa parte della nostra stessa casa?

La notte è sempre più buia prima dell'alba

Si dice che non si può vivere senza amore...Io dico che l'ossigeno è più importante...


20/03/2017 06:23
 
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Re:
Ecco il link: Nere parole su candida carta

La soluzione va benissimo, Mary!
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