Ho inviato ad Angie un messaggio privato per chiarire ciò che ha scritto nella sua segnalazione, che per me è stato motivo d'imbarazzo e stupore (per le parole usate e l'impressione che ne ha ricavato).
Per rispondere a Ophelia: come ho accennato sopra, stavo meditando di cancellare la fanfiction da tempo (non è però possibile, a quanto so, cancellarle prima dei risultati, in quanto devono essere tutte obbligatoriamente postate; eppure, sul forum ci sono stati diversi casi di questo tipo, senza provvedimenti e/o altro) e vi ho chiesto un paio di giorni, non di più, per deciderne le sorti. Non perché non volessi la vostra valutazione - ne ho ben altre che non mi trovano d'accordo perché hanno un'impronta più personale (di ship e gradimento, in cui c'è la lode per il semplice fatto che il pairing è apprezzato dal giudice) e meno obiettiva di quelle ricevute qui -, quanto perché pensavo ingenuamente che fosse meglio avvertirvi, piuttosto che farvi lasciare una recensione che sarebbe probabilmente sparita assieme alla fanfiction. Se non avessi detto nulla, preso le valutazioni e poi aspettato qualche tempo e stabilito infine di cancellare tutto, credo che sarebbe stato ipocrita. Non sono una persona di questo tipo e ho desiderato parlarvene. Non mi pare il caso di meritare frasi come:
vuole cancellare perché è arrivata ultima, ripresa pari pari dall'altro topic.
Anzitutto, ho chiesto indirettamente se potevate concentrarvi sulle recensioni e sui premi delle altre, in modo che potessi decidere come agire senza farvi perdere del tempo prezioso per le mie beghe. Avreste pure potuto rispondermi di no e lasciare le recensioni; oppure scrivermi: ok, ma poi non aspettarti di ricevere la valutazione a tuo comodo, perché abbiamo degli impegni e non possiamo stare dietro alle insicurezze/ai ripensamenti di tizio/caio. Non colgo perché da questa richiesta si sia passati immediatamente a: non vuoi la recensione, vuoi cancellare la storia, è per via della posizione. Non trovo neanche corretto alludere a una cosa del genere, in quanto mancano gli strumenti necessari per farlo: non ci conosciamo su un piano personale e quindi bisognerebbe attenersi alla parola scritta, almeno per beneficio del dubbio.
Ho esplicitato di essere combattuta al riguardo, se non sono stata chiara,
mea culpa.
Non credo di essere scorretta nei confronti delle altre partecipanti, in quanto la mia fanfiction è rimasta più di un mese con errori grossolani, così come ve l'avevo inviata. E non perché non avessi notato la stragrande maggioranza dei refusi, delle virgole, delle ridondanze (c'è anche da dire che i manuali di scrittura incoraggiano l'uso del nome del personaggio, nonostante esso sia ripetuto più volte) e della punteggiatura persa per strada... bensì, per correttezza e trasparenza nei confronti di chi l'aveva consegnata con maggiore cura. Le revisioni le metto a punto soltanto alla fine dei contest, quando i giudici lasciano le recensioni/valutazioni ai partecipanti, sul sito di EFP, e cioè a "giochi fatti".
Non vedo perché la mia insicurezza da fanwriter debba interessare le altre partecipanti e non vedo quale valore possa avere agli occhi di persone che mi sono estranee (come io sono estranea a loro). La possibile cancellazione riguarda me stessa, il mio rapporto controverso e alla deriva con la scrittura, i miei limiti narrativi, che c'entrano poco con il vostro giudizio attuale. Libere di non crederci, aggiungo, alla luce dei fatti.
Per la faccenda di Rin e del suo primo incontro con Obito, mi sento in dovere di spiegare le dinamiche (che non sono state colte, probabilmente per mio errore nella stesura). La fanfiction, tralasciando la traccia, è una modern!AU di ambientazione giapponese.
Rin frequentava una scuola superiore che formava e permetteva diretto accesso all'università. Questo significa che la suddetta scuola educa i bambini dalle elementari sino all'università: è un tipo di istituto che accetta anche alunni esterni - Rin accede al percorso d'istruzione superiore, con un esame di ammissione. In Giappone, le scuole prestigiose pongono una grande ghettizzazione sulle spalle degli adolescenti. Hanno la legge non scritta di trattare gli studenti esterni come "indegni", nonostante il voto con cui si sono piazzati e il loro brillante curriculum scolastico. Malgrado la supervisione degli insegnanti, che è puramente "fanatica" e votata al perfezionismo e che quindi potrebbe vedere anche negli esterni frequentanti un fiore all'occhiello, la realtà dentro le aule scolastiche, fra coetanei, è ben diversa. Gli studenti che frequentano la scuola dalla tenera infanzia possono anche riservarsi il diritto di non parlare agli esterni e di non accettare la loro esistenza, vessando chi ha genitori con uno stipendio basso o che esercitano professioni umili o ritenute socialmente di basso profilo/scarsa utilità e possibilità di carriera. Inoltre, occupano di diritto posti di rilievo nei club extra-curriculari e pongono delle selezioni per i nuovi arrivati, scegliendo loro fra le matricole quali ritengono idonee a far parte delle stesse.
Ciò ha portato negli anni alcuni genitori a mandare i figli via di casa (il fantomatico topos degli shoujo manga, di cui noi ridiamo tanto, cioè, quello della convivenza forzata o degli adolescenti che vivono in mini-appartamenti da soli... è una realtà. Molto più squallida e meno comica di come ci viene presentata, a contorno di batticuori o primi amori in case quasi del tutto vuote.
Alcune famiglie, per ostentare apparenze che non hanno e far risultare i figli in possesso di uno status quo accettabile e di tutto rispetto - economico, ma anche dignitoso a livello di nucleo domestico, di antenati e parentele -, finiscono con l'indebitarsi e affittare monolocali in quartieri centrali e noti ad uso esclusivo della prole. Per noi occidentali è un atteggiamento privo di senso, quasi grottesco e folle, per loro, differentemente, non è un tabù, ma un modo per sopravvivere e farsi strada, proprio come la forte "rivalità" Itachi/Sasuke, imposta in prima linea da Fugaku, è lo specchio della gerarchia in Giappone. Cosa che non è lontana dai "matrimoni combinati", se ci pensiamo, perché anche qui si programma come l'adolescente debba vivere, chi sia adatto alle sue frequentazioni, chi possa avere buona influenza su di lui, eccetera).
Per farla breve, una studentessa che viene dall'esterno potrebbe piazzarsi prima a tutti gli esami (come accade a Rin), ma essere comunque vittima di bullismo, essere usata come valvola di sfogo e subire la discriminazione delle altre compagne "interne", che frequentano la scuola dalla tenera infanzia. Rin stessa perde il suo "status" perché la paralisi affonda la sua immagine sociale.
Oltre a regolare i rapporti fra studenti della stessa scuola, la società istiga a "disprezzare" o a considerare inferiori coloro che hanno un'istruzione ritenuta più bassa. Obito, infatti, non solo frequenta una scuola prossima alla chiusura e di stampo artistico (ancora oggi nelle famiglie giapponesi è una vergogna che un figlio diventi mangaka e sono in molti i genitori che, parlando dei figli con aspirazioni artistiche, mentono sui loro studi: c'è chi preferisce dire che la professione esercitata è quella dell'insegnamento di storia dell'arte, come se il mestiere dell'artista, appunto per la sua precarietà, sia a conti fatti un'onta, qualcosa di cui non andare fieri, perché non comporta un effettivo inserimento in un ambiente vincente e di successo. Questo accade anche per mangaka famosi. Scusate la parentesi, visto che Obito comunque ho preferito trattarlo come un aspirante illustratore/pittore e quindi c'entra poco coi mangaka), ma è anche in una condizione famigliare non accettata (la madre ha abbandonato il tetto coniugale).
Per quanto Rin sia "gentile" nel manga, trasposta in un contesto realistico, non avrebbe potuto accettare di buon grado l'atteggiamento di Obito, sia per le differenze che li dividono a livello di background scolastico, sia per il fattore
dita nel naso, che collima nel tipo di educazione ricevuta e negli "standard" preimpostati.
I giapponesi hanno tante perversioni quante ne soffocano: per loro è altamente ingiustificabile, nonché irrispettoso, soffiarsi il naso e provocare rumore (cosa che attribuiscono e rinfacciano a noi italiani), figurarsi inserire un mignolo nelle narici e rovistare di fronte a un'altra persona o in piena aria aperta. Sono atteggiamenti condannati dalla tenera età (un po' come il correggere un bambino mancino) e compaiono come gag negli anime/manga per rispecchiare in maniera liberatoria atti che in pubblico non sono concessi (così come in Cina, ancora oggi, non si può liberamente baciare il proprio partner per strada... eppure quanti manhwa trattano in maniera romantica questo aspetto e cercano di sviare gli adolescenti autoctoni da una realtà tanto gretta, pur di lasciarli sognare?)
Ciò che intendevo sottolineare nella fic è che Rin, al di là dell'aspetto impositivo della sua società, si avvicina a Obito trasgredendo tutte le regole non scritte della collettività, perché curiosa, attratta e poi innamorata.
La "durezza", che è più il rimprovero materno (quello stesso "ti tengo d'occhio" che usa Kishimoto) è forse dovuta anche all'invidia di una libertà di modi, di pensiero che tutti, anche i cuori più puri, provano. Perché è un'emozione umana e l'essere umano è debole, nonostante tutto. E in fin dei conti, penso che ciò che avvicini Rin a Obito, pure nel manga, sia la libera perseveranza di lui, il fatto che s'impegni tanto duramente per contrastare l'evidenza dei fatti e i propri limiti, che abbia sempre una vena d'ottimismo ad accompagnarlo e che sia "slegato", un po' come il vento, da gran parte dei dettami ninja o dei costrutti sociali (ed è qui che è bellissimo il dualismo Obito/Kakashi, perché quest'ultimo, d'altra parte è incatenato alle regole, anche e non solo per la fine di suo padre).
Spero che questa spiegazione del contesto, che non è una
giustificazione degli intenti, non vi abbia irritate.
Il
sacco a pelo, per quanto cacofonico, doveva essere un modo di dire per ritrarre Naka accucciato/appiattito al suolo, che sembrava appunto un sacco a pelo, un po' come quei tristissimi tappeti di orso che i toon americani ritraggono accanto ai camini delle baite. Ho notato solo ora di non averlo specificato nello specchietto.
Quanto al resto, non ho mai avuto l'intenzione di dirvi come e cosa fare. Ho scritto che ritengo la scelta "facile", perché è effettivamente difficile stilare una classifica e non uniformare i punteggi. Così come, per me, l'apprezzamento di un testo è una cosa e la sua effettiva riuscita un'altra. Ho voluto spiegare il mio punto di vista, dato che era permesso farlo, non imporre una linea di pensiero. Che questo risulti antipatico e poco lusinghiero, mi spiace, ma non è un atto denigratorio rivolto alla vostra persona.
Sarò felice di partecipare a un vostro contest, che sia di una delle due soltanto o di entrambe.
« L'universo si manifesta e scompare senza parole,
siamo noi a inventare una voce al suo terribile silenzio. »